Tuesday 19th March 2024,
Pinguinoeconomico

MERCATI FINANZIARI – TRUMP CAPOVOLGE TUTTE LE PREVISIONI

Nell’epoca dello strapotere delle Banche centrali, le quali sembrano avere un potere infinito e smisurato nel controllare l’andamento dei mercati finanziari ed in particolare di quelli azionari, anche i luoghi comuni hanno perso smalto e annacquato la già poca considerazione che gli investitori hanno di analisti, economisti e stampa finanziaria.

L’elezione di Donald Trump ne è forse l’esempio più clamoroso ed eclatante, che fa seguito ad un altro episodio, anch’esso del tutto imprevisto, quale l’esito del referendum sull’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea.

Tornando indietro all’otto di novembre, la mattina dell’elezione di Trump i mercati sembravano incanalati verso una seduta molto pesante che, tuttavia, ricalcava solo in parte quella ancora più catastrofica post Brexit.

In sostanza, la Borsa di Tokyo ed i futures delle principali Borse occidentali perdevano cinque punti percentuali al momento dell’annuncio della vittoria del “tycoon” americano intorno alle 6.30 del mattino.

Al contrario, i timori per il nuovo inquilino della Casa Bianca spingevano l’oro in rialzo del 4% ed il petrolio in ribasso della stessa entità. Infine, il “flight to quality” beneficiava il Treasury, il titolo decennale governativo americano, che saliva di un punto percentuale e penalizzava il peso messicano,  che crollava di oltre dieci punti percentuali rispetto al biglietto verde, temendo la costruzione del muro di confine tra i due Paesi per limitare l’afflusso di immigrati irregolari. Anche il dollaro sembrava penalizzato dalla vittoria del candidato repubblicano e lasciava sul terreno due punti percentuali rispetto alle principali divise forti, toccando quota 100.5 nei confronti di quella nipponica poco prima dell’apertura dei mercati europei. La discesa della valuta americana veniva altresì considerata un sinistro presagio per l’andamento dei mercati emergenti.  Ultimo punto da sottolineare è la spada di Damocle per il settore tecnologico, visti gli screzi di Trump con Amazon e Facebook.

Come tutti ricordano, Wall Street iniziò e finì la giornata in positivo e nei giorni successivi girò un altro film con gli stessi attori, ma con esito diverso ed in alcuni casi completamente opposto a quanto catastroficamente previsto. Trump, dipinto in campagna elettorale come il demonio per i mercati, si è rivelato, invece, un grande affabulatore in grado di trascinare Wall Street a nuovi record storici.

La temuta alta volatilità sui listini si è tramutata in uno dei periodi con le più modeste variazioni degli indici a stelle e strisce della storia. Dow Jones e S&P500 hanno, infatti, registrato ben 110 sedute senza un calo minore di un punto percentuale.

Sebbene la crescita auspicata da Trump al 4% annuo sia un puro miraggio, come evidenziato dal dato del Pil del primo trimestre allo 0,7%, i mercati hanno creduto nel suo progetto reflazionistico, incentrato sull’aumento della spesa pubblica, l’aumento del debito ed il conseguente rialzo dei tassi di interesse.

In aggiunta ai nuovi record storici di tutti e quattro gli indici principali di Wall Street, il petrolio è risalito ai massimi dell’anno, l’oro e l’argento hanno recuperato le perdite post elettorali al pari dei mercati emergenti. Anche i rendimenti dei bond governativi sono tornati ai livelli di metà novembre, almeno sulla parte lunga della curva dei tassi, mentre il peso messicano ha recuperato l’intero scivolone post elettorale in seguito alle difficoltà operative e finanziarie nella costruzione del muro di confine, progetto che sembra per ora già accantonato.

Infine, la tecnologia è stata la vera trascinatrice del mercato, catapultando Amazon, Facebook ed Apple a nuovi record storici stellari.

In sintesi, i mercati hanno dato piena fiducia a Trump, sovvertendo tutte le previsioni precedenti che vedevano nel magnate americano un grave ostacolo alla crescita americana e gliela hanno rinnovata, malgrado i primi cento giorni di presidenza siano stati molto confusi. Ora sembra che gli investitori si stiano un po’ ricredendo sulla reale possibilità che il nuovo presidente abbia di influenzare la crescita economica e realizzare i programmi elettorali. La fronda repubblicana sulla riforma sanitaria ha costretto Trump ad un clamoroso passo indietro per ben due volte, mentre il primo trimestre dell’anno è cresciuto ad un tasso inferiore all’uno per cento, il ritmo più basso dall’inizio del 2014.

In aggiunta, il cambio di rotta in politica estera con l’adozione di una politica molto più offensiva nei confronti di Siria, Nord Corea e Russia ha stravolto lo status quo precedente ed aperto nuovi scenari molto più incerti.

Tuttavia, il “rally Trump” rimarrà nella storia per il più incredibile rialzo in tempi brevi, tanto più imprevisto dopo un lungo trend positivo in essere da oltre otto anni, e non accenna a rallentare.

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