Friday 29th March 2024,
Pinguinoeconomico

PER QUALE RAGIONE GLI AMERICANI LASCIANO LA FORZA LAVORO ?

Il mercato del lavoro statunitense sembra mostrare un considerevole miglioramento, con numeri che hanno dato fiducia agli investitori che hanno premiato l’esito di settembre con un rialzo degli indici, poi completamente cancellato nelle due sedute della successiva settimana.

Il tasso di disoccupazione è sceso sotto il 6%, al 5,9% prima volta dal 2007, tornando ai livelli pre crisi con la realizzazione di +248k nuovi posti di lavoro, uno dei migliori incrementi mensili da inizio anno.

Qui finiscono però, probabilmente, le buone notizie. La popolazione attiva continua a diminuire, non solo per la crescita dei numeri dei pensionati (i baby boomers cominciano progressivamente ad andare in pensione), ma anche perché una fetta dei disoccupati smette di cercare lavoro, ormai ampiamente sfiduciata dalla speranza di trovare una occupazione che, tra l’altro, è sempre più a basso reddito. Il tasso di partecipazione è, di conseguenza, calato ancora, anche a settembre, scendendo al 62,7%, livello raggiunto solo nel 1978.

C’è dunque qualcosa che non funziona. Se infatti il mercato del lavoro sta migliorando – così sembra affermare il miglioramento della discesa del tasso di disoccupazione – il numero di coloro che cerca una occupazione dovrebbe altrettanto crescere, e non diminuire.

“Il declino è senza precedenti” afferma il capo esecutivo dell’Express Employment Professionals. Le statistiche governative sull’occupazione sono iniziate nel 1948 e – prosegue -”un simile declino non si è mai verificato!” In realtà non c’è una vera spiegazione del motivo per il quale le persone escono dal mercato del lavoro ed il tema ha acceso feroci dibattiti tra gli economisti. Una delle ragioni, sulla quale almeno il 50% di essi sembrano essere d’accordo, è, il già accennato, accresciuto numero di baby boomers che entrano progressivamente in pensione.

L’altro 50% del calo, invece, è più confusamente dimostrabile. Alcuni economisti sostengono che una percentuale dei disoccupati rinuncia a cercare lavoro o, peggio ancora, pensa che non troveranno più una occupazione. Secondo un recente sondaggio, commissionato da una società di ricerca nello scorso maggio, risulta che ben il 47% dei senza lavoro hanno abbandonato le ricerche. Un numero sicuramente sorprendente e devastante.

Parliamo di ripresa americana. Certo il Pil è cresciuto in media del 1,8%-2% dal 2009 al 2013, la disoccupazione è calata dal 10% al 5,9% nel quinquennio post crisi. Ma la “job-recovery” è un sogno per pochi – si fa per dire vista la dimensione della popolazione statunitense – visto che nel 2007 il tasso di partecipazione era al 66%, rispetto al 62,7 del mese precedente.

Altri economisti sostengono, e forse non a torto, che l’incremento esponenziale dei “food stamps” – i buoni pasto erogati dal governo ai poveri – passati da 22mln a quasi 48mln durante l’era Obama, convinca una parte della popolazione a preferire il sostegno statale ed evitare di cercare lavori umili e mal pagati. Un’altra componente potrebbe anche essere formata da quei giovani che ritornano al College a studiare, non riuscendo a trovare lavoro.

La sintesi però è una sola: la recessione ha spinto milioni di persone fuori dal mercato del lavoro e non ci sono sufficienti opportunità per convincerli a rientrare.

Non aspettiamoci che il tasso di partecipazione possa infatti risalire in tempi brevi, secondo quanto affermato dalla Federal Reserve Bank di Cleveland in un recente documento. Sono invece previste, ulteriori discese nei prossimi anni, in quanto i più giovani baby boomers sono ancora agli inizi dei loro anni cinquanta.

LABOR FORCE PARTICIPATION-1

E’ anche vero che i posti di lavoro lasciati disponibili dai futuri pensionati creeranno opportunità, sia per giovani adulti ma anche per lavoratori meno istruiti.

Ma il problema rimane. L’economia, per autoalimentarsi, ha bisogno nel lungo periodo di una base di lavoratori molto numerosa per poter pagare le pensioni anche alle future generazioni di pensionati. Il mercato del lavoro è quindi ancora molto debole e non sarà sufficiente che nei prossimi mesi crei solo +200k occupati, ogni 30 giorni. Una crescita più sostenuta è invece assolutamente indispensabile per contrastare gli effetti dei futuri pensionamenti e dell’invecchiamento della popolazione. Tuttavia, è almeno necessario che almeno la quota della popolazione che lavora, si stabilizzi.

Infine, meno persone che lavorano equivalgono a meno redditi e, di conseguenza, anche a minori introiti fiscali. A rischio sono quindi anche la sostenibilità dei consumi e dell’enorme debito pubblico. Ma c’è anche il grosso problema del Social Security e Medicare, i due programmi di assistenza pubblica, che i lavoratori sottoscrivono e che sono già in grave squilibrio finanziario per sostenere l’incremento di pensionati. Ed il pensionamento dei baby boomers è solo agli inizi….

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