Tuesday 19th March 2024,
Pinguinoeconomico

PIL USA e TRUMP – LA DIVERGENZA PROSEGUE

La prima pubblicazione del dato sulla crescita economica americana nel primo trimestre, fissata allo 0,7%, a fine dello scorso mese ha reiterato i dubbi sulla sostenibilità dell’obiettivo di crescita del due per cento, anche per l’anno in corso.

Il dato evidenziato è il peggiore dai primi tre mesi del 2014, quando addirittura non vi fu crescita, ma rispetto ad allora ci sono, tuttavia, due pericolose aggravanti.

PIL USA e TRUMP

La prima riguarda le condizioni climatiche. Il primo trimestre del 2014 fu caratterizzato da una ondata di gelo polare ed abbondanti nevicate (Polar Vortex) che in parte si ripeterono anche ad inizio 2015, mentre l’inverno appena concluso ha sperimentato temperature al di sopra della media con pochissima neve.

La seconda, ben più importante, è l’improvviso calo della crescita dei consumi che passano dal 3.5-4% dei due trimestri precedenti e dei primi tre mesi del 2014 al modesto +0,3% di quello appena trascorso, l’incremento più contenuto dal secondo semestre 2009, anno successivo alla Grande Recessione. I consumi incidono per il 70% nella definizione del Pil e sono, di conseguenza, il termometro principale della salute statunitense.

PIL USA E TRUMP - 1

La nota positiva viene, invece, dal calo degli inventari, che, considerando il livello di fiducia elevato delle aziende a stelle e strisce, saranno probabilmente ricostituiti nel trimestre in corso, contribuendo ad un probabile rimbalzo del Pil.

 

LE PREVISIONI DEL SECONDO TRIMESTRE

 

Il primo trimestre è strutturalmente il peggiore dell’anno negli Stati Uniti, ma la crescita a livello annualizzato è stata la più modesta negli ultimi tre anni in condizioni economiche e climatiche assolutamente normali.

Trump continua a promettere riforme, ma gli obiettivi elettorali sembrano ancora molto lontani dall’essere approvati ancor prima che realizzati.

La crescita modesta non ha scosso minimamente i mercati azionari americani i quali, nelle due settimane successive, hanno continuamente aggiornato nuovi record, ma non ha influito negativamente nemmeno sulle decisioni della Federal Reserve che proseguirà ad alzare i tassi, malgrado ad un ritmo di crescita assai modesto, probabilmente già dalla riunione di giugno.

A metà del secondo trimestre, le convinzioni in un forte rimbalzo del Pil continuano a scemare e si attestano intorno ad un +2,5-3% medio, ma potrebbero ulteriormente calare nelle prossime settimane, qualora lo scenario macro economico continui a deteriorarsi.

Rispetto al primo trimestre, i consumi privati rimangono stagnanti, appesantiti dai debiti che rimangono su livelli elevati. Il mercato del lavoro è in piena occupazione con un tasso di disoccupazione al 4,6%, ma con salari che faticano a crescere e posti di lavoro concentrati in settori a basso reddito (vendite al dettaglio, ristorazione, sanità ed istruzione). Inoltre, il settore automobilistico e quello delle vendite al dettaglio sembrano aver già raggiunto il picco dell’espansione e cominciano a licenziare dipendenti.

Anche l’inflazione sembra di nuovo arretrare e, dopo diciotto mesi di ascesa dei prezzi al consumo al di sopra della soglia del 2% voluta dalla Banca Centrale, è scesa ad aprile al di sotto di tale livello.

 

CONCLUSIONE

 

La crescita americana sembra rallentare ed i segnali appaiono sempre più evidenti nel mese di aprile ma, al momento, non spaventano Wall Street che continua a macinare record.

Maggio e giugno saranno due mesi significativi per la crescita del secondo trimestre, che deve assolutamente rimbalzare per bilanciare la modesta crescita dei primi tre mesi ed aiutare Trump, già in pieno calo di consensi.

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