Thursday 25th April 2024,
Pinguinoeconomico

QE EUROPEO – TUTTO CIO’ CHE DOBBIAMO SAPERE

A notizia ancora calda, peraltro ormai scontata ed anticipata dai media finanziari, voglio analizzare perché la Banca Centrale europea è stata costretta, da buona ultima nel mondo, a lanciare questo ulteriore massiccio stimolo monetario, ma soprattutto se, come e quando questo “bazooka” servirà a risollevare le sorti delle economie del continente.

La cifra di 1,1 trilioni di euro messa in pista da Draghi nei prossimi 18 mesi sembra soddisfare praticamente tutti. Le aspettative erano anche decisamente inferiori e variavano in una forchetta compresa tra 500 e 1.000 miliardi. La BCE ha quindi sparato il bazooka: ma cosa cambierà?

L’obiettivo conclamato della Banca Centrale è di combattere la deflazione presente sin dallo scorso dicembre già in dieci Paesi europei dell’area euro, tra i 18 che adottano la moneta unica. Questa è la scusa di facciata. Francoforte, sulla scia delle esperienze già note delle altre banche centrali che l’hanno preceduta (Fed, Banca del Giappone e di Inghilterra) è, tuttavia, ben consapevole che il famoso target del +2% di inflazione è irraggiungibile. I conti gli esperti li hanno già fatti: ci vogliono due o tre trilioni di “quantitative easing” solo per sperare di avvicinarsi a quell’obiettivo. Per provarci, la Banca Centrale sarà costretta a prolungare il programma di aiuti ben oltre la scadenza di settembre 2016 indicata. Il limite è stato sicuramente imposto dai tedeschi o anche da altri Paesi che hanno rifiutato di concedere a Draghi un mandato illimitato. In questo scenario, già prolungato, quello che spaventa non è solo la quantità del possibile intervento, ma la qualità dello stesso. La BCE non potrà acquistare solo titoli di stato con scadenze brevi dei Paesi virtuosi, in quanto hanno già tutti rendimenti negativi, ma dovrà, invece, abbassare la qualità dei titoli in portafoglio fino a diversificare anche su strumenti azionari, come sta facendo pericolosamente la Banca Centrale giapponese già da un anno.

Solo in questo modo potremo parlare di vero bazooka, altrimenti la montagna avrà partorito il solito topolino. La Bce è stata costretta dalla pressione internazionale ad utilizzare la stessa arma monetaria, di distruzione aggiungo io, già applicata dalle altre banche centrali. Si tratta, pertanto dell’ultima spiaggia dopo aver azzerato i tassi, concesso credito a costo zero alle banche europee per ben due volte e per un periodo triennale (LTRO e TLTRO) ed aver minacciato da luglio 2012 di salvare l’euro a qualsiasi costo. I risultati sono stati alquanto modesti e l’economia europea non si è ancora risollevata dalla grande recessione post 2008. Il tutto è stato, infatti, condito da ampie dosi di austerità imposte ai Paesi con deficit e debiti pubblici fuori controllo, ma la ricetta non ha funzionato, nemmeno con i tassi ai minimi storici.

Dunque perché non riprovarci ed in misura più massiccia, illudendo l’opinione pubblica che la nuova terapia da cavallo possa funzionare? Innanzitutto si veicola il messaggio che le esperienze degli altri Paesi siano state positive, cosa solo parzialmente vera ed ancora tutta da dimostrare negli anni futuri.

Negli Stati Uniti, infatti, il QE ha garantito una crescita media, post Lehman Brothers, del +2,2%, la metà rispetto a tutti i precedenti periodi di espansione post recessivi, dalla seconda guerra mondiale in avanti, ma con un programma di stimoli non convenzionali che ha superato i $3 trilioni di moneta stampata in cinque anni. L’inflazione, tuttavia, sta calando e appena il programma è stato interrotto a fine ottobre 2014, la disoccupazione ha smesso di scendere ed anzi il numero dei licenziamenti è ripreso a salire da inizio anno, anche a causa del crollo del prezzo del petrolio.

In Giappone, invece, lo stesso programma non è riuscito a centrare gli obiettivi sia di crescita che di inflazione. Il Paese è già ripiombato in recessione, la terza dal 2009. Solo in Inghilterra, la stessa terapia sembra avere funzionato con la crescita che ha raggiunto il +3%, una delle più elevate nell’Europa a 28 membri ed una disoccupazione ai minimi storici. Questo risultato però sconta una bolla immobiliare enorme, soprattutto a Londra, e un tasso di inflazione che continua a scendere, ai minimi da 14 anni e mezzo.

Salgono pertanto i dubbi sull’utilità di questo nuovo provvedimento monetario non convenzionale. Innanzitutto dopo la guerra valutaria è scoppiata anche quella sui tassi. Ogni “quantitative easing” esporta ormai deflazione negli altri Paesi. Gli Stati Uniti si sono infatti già preoccupati e lamentati del rafforzamento del dollaro, che metterà probabilmente in ginocchio la loro debole ripresa. E’ il principio dei vasi comunicanti o meglio del cerino acceso che si cerca di “esportare” da un Paese all’altro con un unico obiettivo: prendere tempo, considerando che a questa crisi finanziaria, che è poi diventata drammaticamente anche economica, non c’è, al momento, né fine né tantomeno soluzione.

Il QE europeo è già fallito ancora prima di partire: troppo tardi e con i tassi già al lumicino non servirà a spingere l’offerta di credito. Non ci sono riusciti 5 anni di ZIRP (zero interest rate policy) ed altrettanti incentivi alle banche LTRO  e TLTRO. Il primo (LTRO) è stato un vero regalo al sistema finanziario che ha comprato, con quella liquidità a costo zero, titoli di stato e solo posticipato il fallimento di alcuni Stati. In sintesi un indiretto “quantitative easing”. Nell’ultimo (TLTRO), invece, le banche sono state costrette a reimpiegare i fondi nell’economia reale, e non nell’ingegneria finanziaria, a favore di imprese e famiglie. Un vero flop, in quanto le banche sono riluttanti a prestare denaro e la domanda di credito è ancora in continuo calo.

Il cavallo non ha più sete, ma l’acqua – la liquidità – è invece abbondante. La liquidità poi finisce sempre negli stessi assets, ormai gonfiati a dismisura. I mercati azionari sono saliti di oltre il +10% nelle ultime due settimane, sia sulle aspettative della manovra, che anche successivamente all’annuncio della notizia. Anche i titoli di stato governativi del continente hanno raggiunto nuovi record di rendimenti, ormai ridicoli.

La manovra monetaria ultra espansiva non è efficace, inoltre, quando mancano crescita, investimenti e di conseguenza la fiducia dei consumatori. Il denaro creato dal nulla produrrà invece ulteriori danni perché farà scoppiare le bolle finanziarie ormai inflazionate, provocando ulteriore depressione economica e deflazione.

Infine, un accenno anche al rischio del pacchetto proposto che è stato solo condiviso a livello centrale per la quota del 20%. Il rimanente 80% sarà invece caricato sui bilanci delle singole Banche Centrali locali con conseguenze nefaste, ancora sconosciute, sui bilanci pubblici di Paesi già in grave dissesto finanziario. Stampare denaro dal nulla ha sempre dei gravi effetti collaterali che, volontariamente, facciamo finta di dimenticare.

L’obiettivo finale delle Banche Centrali, SICURAMENTE in pieno accordo con i Governi degli Stati coinvolti, è pero ben diverso da quello propagandato. La deflazione non si combatte ed anzi si alimenta con le politiche di quantitative easing. Il denaro si crea per sottoscrivere le nuove emissioni di titoli di stato dei Paesi ormai in default tecnico (il cui debito non è più ripagabile) e portando i tassi sui depositi negativi.

Se infatti il consumatore non ha fiducia, lo costringerò a consumare obtorto collo. Diversamente io, Stato o Banca Centrale, gli chiederò dei soldi se lascerà le disponibilità sui conti correnti.

Il fine giustifica i mezzi. Svizzera e Danimarca sono già in questa situazione, ma anche tutta l’area euro è già con i tassi a zero e negativi su diverse scadenze.

Con una crisi strutturale di domanda l’ultimo atto finale è quello di distruggere i risparmi per obbligarci a mantenere un livello di consumi sufficientemente elevato.

E’ una politica miope di breve periodo e molto pericolosa. Si sposta in avanti, ma non ancora di molto, il prossimo crash che sarà sempre più disastroso.

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