Friday 19th April 2024,
Pinguinoeconomico

SETTIMANA 14 – 18 APRILE 2014

Disperazione ed euforia nella settimana corta (venerdì santo i mercati sono chiusi in tutto il mondo cristiano) di Pasqua sui mercati finanziari. Gli indici azionari crollano nella giornata di martedì, ma poi recuperano nella stessa serata negli USA e rimbalzano pesantemente nella seduta succesiva, per poi consolidare i guadagni nell’ultima giornata.

La scintilla che ha innescato il rabbioso rimbalzo è stato il  “downgrade” interno del Giappone, che ha fatto sperare nell’ennesimo stimolo monetario. Il giorno dopo la Fed ha poi confermato che manterrà la politica monetaria ultra accomodante ancora per molto tempo, qualora necessario, versando ulteriore benzina sul fuoco.

Si complica la situazione militare nell’Ucraina orientale, dove il governo di Kiev sta iniziando a rispondere con la forza ai tentativi di autodeterminazione di milizie autonome filo-russe. Non si conosce se quest’ultime siano soldati russi infiltrati, o semplici cittadini ucraini, ma filo-russi.

MERCATI FINANZIARI: non tutte le correzioni sui mercati azionari devono per forza essere dei crolli, come quelli del 1929, 1987, 2000 e 2008. Sui mercati americani ci sono state 27 correzioni dalla fine della seconda guerra mondiale, nelle quali il mercato è sceso tra il 10 ed il 20%. Ci sono poi state 11 volte nelle quali il mercato ha perso invece oltre il 35%. Prosegue con forza la restrizione degli spreads sui mercati obbligazionari periferici. Il rendimento del decennale di Italia e Spagna è sceso sotto il 3,1%, nuovo record storico. Risalgono però quelli della Grecia, dopo l’entusiamo successivo alla prima emissione, post salvataggio 2010, di un bond quinquennale. Sull’onda di questo incrollabile entusiamo, il Portogallo ha comunicato che tornerà ad emettere un titolo decennale, per la prima volta da oltre tre anni, dopo che rendimento del titolo a dieci anni è sceso al 3,74%, un livello raggiunto nel lontano 2006. Il rendimento del decennale irlandese scende ad un incredibile 2,83%, molto vicino a quello statunitense  (2,72%) ed inferiore a quello belga.

MERCATI EMERGENTI: per la seconda settimana consecutiva sono ritornati positivi i flussi finanziari sui mercati emergenti.

ARGENTINA: cambio di strategia della presidente Kirchner dopo sei anni di politica populista. Negli ultimi tre mesi il peso è stato svalutato del 18% e sono stati tagliati i sussidi sul carburante. La ripetizione di simili decisioni, nel prossimo futuro, agevolerà la ripresa economica, ma eviterà soprattutto il collasso della situazione venezuelana.

INDIA:inflazione cresce a marzo all’8,31% su base annua.

CROAZIA: taglia previsioni di crescita da +0,2% a zero per il 2014.

TURCHIA: Le spese statali crescono dell’11.3% nel primo trimestre, rispetto allo scorso anno, mentre le entrate salgono del +10.8%

UCRAINA-RUSSIA: la banca centrale alzi i tassi di interesse dal 6,5% al 9,5%, nel tentativo di attenuare la svalutazione della hyrivnia, che recupera qualche punto percentuale dopo la svalutazione do oltre il 50% da inizio anno. Pil Russia +1% nel primo trimestre 2014. L’accordo di Ginevra tra i due Paesi, gli USA e la NATO, sembra non tenere. I ribelli separatisti od automisti non si arrendono e Putin aspetta la giusta provocazione per intervenire militarmente a difesa della comunità russa.

EUROPA: l’inflazione nell’area euro cala al +0,5% a marzo, dal +0,7% di febbraio. Quindici Paesi dell’area euro, Germania inclusa, registrano tassi inferiori all’1%, ed il dato mette pressione sulla BCE per intervenire con ulteriori stimoli monetari.

BELGIO: il rapporto debito/Pil sale al 101.5%, a fine 2013, rispetto al 99.8% nel 2012.

OLANDA: Scendono sensibilmente sia la fiducia dei consumatori, anche se migliora rispetto a febbraio, che le vendite al dettaglio a marzo. Aspettiamo solo lo scoppio della bolla immobiliare.

GERMANIA: indice ZEW, fiducia delle imprese, cala ad aprile a 42,3 dal 46,6 di marzo, a causa anche delle tensioni nell’Europa dell’Est. Si tratta del quarto mese di calo consecutivo. La Germania mantiene le previsioni di crescita al +1,8%. Alla luce delle modeste performance degli anni precedenti, sembra invece difficile che la prima economia europea possa crescere oltre un modesto +1%.

PORTOGALLO: malgrado il ritorno previsto sui mercati obbligazionari nei prossimi giorni, il governo lusitano ha presentato nuove misure economiche per 1,4 miliardi per ridurre il deficit al 2,5% del Pil nel 2015. Nell’ultimo emisione di titoli pubblici il rendimento del titolo a nove e dodici mesi sono crollati allo 0,49% e 0,6%, rispetto all’oltre 1,5% dell’asta precedente.

ITALIA: calano gli ordini ed il fatturato a febbraio, rispetto a gennaio, ma crescono su base annua. Spread, borsa ed investitori internazionali credono nella ripresa italiana.  Ci sono qualche segnali nell’export e nella fiducia degli imprenditori in crescita, ma la disoccupazione strutturale e le difficoltà del nostro sistema creditizio pesano sulle prospettive di una crescita duratura. Nuovo record del debito pubblico a febbraio: ai €20 miliardi di gennaio, si aggiungono i 17 di febbraio e superiamo i 2.100 miliardi, 2.107 per la precisione.

SPAGNA: il tasso di abbandono scolastico è il più alto in Europa (25%). I prezzi immobiliari scendono anche a Marzo -0,8% sul mese precedente e -6.5% sull’anno. I valori sono crollati del – 42% dall’aprile 2007. Il debito pubblico sale di altri €7 miliardi a febbraio e raggiunge il 96,8% del Pil.

GRECIA: le  entrate fiscali della tassa sugli immobili sono calate del -6,8%, nel quarto trimestre, rispetto all’anno precedente. Il deficit è salito del +0,6% nel primo bimestre 2014 ad €1 miliardo, a causa anche della crescita del deficit commerciale di €131 milioni. Le presenze turistiche sono aumentate del +15,5% nel 2013. Deficit al 12,7% del Pil, contro il 8,9% del 2012. Debito al 175,1% rispetto al 154,9% dell’anno precedente.

Malgrado tutti i progressi indicati nelle scorse settimane, per giustificare l’euforia per il ritorno del Paese sul mercato dei capitali e la visita di sotegno della Merkel ad Atene, le sfide restano notevoli. In sei anni il Pil greco è crollato del -23,5% e gli investimenti del -58,4%, mentre la disoccupazione, in lieve calo, rimane ad uno scioccante 26,7%. Ancora in febbraio, il credito alle imprese cala del -5,3% su base annua e le sofferenze bancarie hanno raggiunto il 38% del totale. Anche i depositi hanno ripreso a scendere. Infine delle 2,8 milioni di famiglie, 2,3 milioni sono in arretrato con i versamenti tributari; le pensioni sono la principale risorsa di reddito per il 48,6% delle famiglie greche e 3,5 milioni di occupati devono “mantenere” 4,7 milioni tra disoccupati e pensionati. Con questi numeri da vero collasso economico (anche quelli spagnoli non sono dissimili), qualsiasi rimbalzo sarà, almeno inizialmente, del tutto effimero.

GRAN BRETAGNA: Inflazione a +1,6% a marzo, livello più basso degli ultimi quattro anni e sotto l’obiettivo del 2%, malgrado il continuo incremento dei prezzi immobiiari. A febbraio l’indice dei prezzi al consumo era al 1,7%. Disoccupazione a marzo al  6,9% e tasso di occupazione al 72.6%. Disoccupazione giovanile al 19.1%, mimimo dal 2009. Numeri veramente confortanti. L’euforia è però contagiosa e la bolla si estende. A Londra non solo i prezzi immobiliari continuano a salire, ma anche quelli di ristoranti ed altre attività commerciali che sfruttano l’euforia.

SVEZIA: la Svezia è diventata il primo Paese non-euro ad entrare seriamente in deflazione. Margini di manovra nulli per la banca centrale che deve contrastare una gigantesca bolla immobiliare e non può ulteriormente abbassare i tassi, ora allo 0,75%. Prezzi al consumo -0,4% in marzo su base annua. La Svezia è in una situazione da manuale economico di “trappola della liquidità”, nella quale la deflazione eleva il peso del debito in termini reali, mentre il debito privato è pari al 170% del reddito disponibile, tra i più elevati in Europa.

USA: Nuovi cantieri scendono a marzo a 946K, dai 970k previsti; erano 2,4 milioni nel 2004. Vendite al dettaglio a marzo +1,1% rispetto a febbraio. Il dato è superiore alle attese (+0,9%) ed al mese precedente (+0,7%). Le richieste di disoccupazione settimanali scendono a 300k nelle ultime due settimane, un livello visto solo nel 2007. Migliora anche la produzione industriale, mentre scende l’indice sulla fiducia dei costruttori. Attesa per il Pil del primo trimestre, in uscita la prossima settimana, primo delle tre versioni previste.

TRIMESTRALI USA: dopo 10 giorni dall’inizio della stagione, il 51% delle società che hanno pubblicato i dati ha deluso le aspettative di fatturato, mentre quasi tutte evidenziano un calo dello stesso rispetto allo scorso anno, dato volutamente ignorato dal mercato. Deludono ancora le grandi banche, anche se Citigroup e Goldman Sachs battono le attese, rispetto alla perdita di Bank of America, sempre giustificata da oneri straordinari (grosse controversie legali) che ormai diventano ricorrenti nei bilanci bancari da diversi tirmestri. Scioccante l’ammontare dei mutui erogati lo scorso trimestre da Citigroup, pari a soli $5,2 miliardi, a conferma del crollo dei finanziamenti immobiliari dalla metà 2013 (-70% in media).

Male IBM e Google. La prima registra il peggior primo trimestre dal 2009, con continuo calo di fatturato e crollo del settore hardware a doppia cifra. L’ingegneria finanziaria  raggiunge livelli paradossali con buyback di diversi miliardi negli ultimi sei anni, al netto dei quali la società non solo non ha creato valore per gli azionisti, ma lo ha addirittura distrutto. La società riduce il patrimonio ed eleva il debito a $15 miliardi, una vera follia. Google, registra invece il primo calo di fatturato della storia, a conferma che la crescita a doppia cifra è finita. Aspettiamo di vedere Apple la prossima settimana (23), mentre Yahoo registra un lieve incremento di fatturato, il primo in un anno, ma solo grazie alla performance della controllata cinese (Alibaba).

GIAPPONE: il Governo nipponico ha abbassato le prospettive di crescita su consumi private, investimenti immobiliari, produzione industriale ed importazioni. Mancavano solo l’export e le vendite al dettaglio per fare l’ ”en plein”. La decisione arriva dopo il dato in caduta libera (minimo da agosto 2011) della fiducia dei consumatori, un  livello che potrebbe ulteriormente calare ad aprile dopo l’introduzione dell’aumento dell’IVA. A metà settimana il titolo decennale non è stato scambiato per oltre 36 ore, prima dell’intervento della banca centrale, unica acquirente di un titolo che rende lo 0,6%, ma emesso dallo Stato più indebitato al mondo, dopo gli Stati Uniti, ed il primo in percentuale sul Prodotto interno lordo (240%).

CINA:  Pil al +7,4% nel primo trimestre e superiore alla previsione del +7,3%. Preoccupa la crescita sul trimestre precedente, calata ad un modesto +1,4%. Altri dati confermano la crescente debolezza dell’economia cinese: produzione industriale +8,8% a marzo sull’anno precedente, sotto il 9% stimato. Vendite al dettaglio +12,2%, rispetto al +11,8% nei due mesi precedenti.Gli investimenti scendono invece ad un +17,6% nel primo trimestre, ma sono in forte contrazione rispetto al +25%, di soli tre anni prima.  La vendita di nuove auto decellera al +6,6%. I prezzi delle case crescono ancora del +7,7% su base annua, mentre anche il credito erogato rimane molto (troppo) sostenuto, malgrado il tentativo di contenimento della banca centrale. Prosegue il lento indebolimento dello yuan, da molti volutamente sottovalutato.

MATERIE PRIME: l’oro ritorna sotto $1.300, mentre il petrolio continua salire superando i $104 al barile per le tensioni in Ucraina. Nelle materie alimentari nuovi record storici per manzo, maiale e gamberetti.

BANCHE: il livello di credito delle banche statunitensi alle PMI americane è ancora al di sotto del livello pre-crisi di un -20-25%. Le banche europee hanno eliminato 80.000 posti di lavoro nel solo 2013 in Europa, ma non sono ancora uscite dalla crisi, malgrado i massicci sostegni delle banche centrali. Oltre alle trimestrali americane, delude anche Credit Suisse, mentre sembra che Monte dei Paschi debba alzare l’aumento di capitale da €3 miliardi a 5.

VALUTE: sostanziale equilibrio tra dollaro/yen che tenta di bucare 101.5, ma poi si indebolisce fino a 102.2, ogni volta che il mercato azionario rimbalza. Modeste oscillazioni anche tra euro e dollaro , intorno ad 1,38. Si rafforza invece la sterlina, che beneficia dei buoni dati macroeconomici e sale al massimo da quattro anni e mezzo contro il biglietto verde.

SINTESI: Quando si pensa che i mercati azionari siano in totale ipossia e pronti alla capitolazione, arriva qualche insperato salvatore a restaurare la fiducia. Continua il periodo “risk-on”, quasi ininterrotto da luglio 2012, con correzioni modeste e velocissime. Qualche crepa si nota e forse l’orso si sta svegliando da un lunghissimo letargo. La mancanza di alternative di rendimento con il mercato obbligazionario in bolla gigantesca, contribuisce poi ad alimentare la non-percezione del rischio degli investimenti azionari. I fondamentali economici, politici ed aziendali fanno ancora parte di un’altra vita e vengono ancora del tutto ignorati. Si continua quindi a festeggiare anche se inizia a mancare la corrente.

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