Tuesday 19th March 2024,
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USA 2016 – LA CORSA ALLA CASA BIANCA

Trump o Clinton: chi vincerà le presidenziali americane di novembre?

Il magnate americano e la ex first lady sembrano i candidati favoriti nella corsa alla Casa Bianca, ma la battaglia per le rispettive “nomination” è ancora lunga.

La disponibilità economica di Trump è sicuramente un grande aiuto a finanziare la sua campagna elettorale, che negli USA costano da decine di milioni di dollari fino a qualche centinaia, se comprendiamo primarie e presidenziali.

Trump è sicuramente un personaggio fuori dal comune: piuttosto ignorante, soprattutto in politica estera, ma non molto di più di alcuni suoi più illustri predecessori, qualora si dovesse insediare alla Casa Bianca. Utilizza toni molto accesi e non disdegna anche insulti agli avversari, in risposta a precedenti attacchi o critiche.

Il fenomeno Trump va comunque studiato e non sottovalutato ed è parallelo a quanto sta succedendo anche sulla sponda democratica con il successo di popolarità di Bernie Sanders, che continua a dare molto filo da torcere alla rivale Clinton, nella corsa alla nomination.

Entrambi i partiti storici soffrono oggi una grave crisi di identità e non riconoscono la crescita di nuovi candidati populisti, quali Trump e Sanders, rimanendo ancorati a valori ed ideali che sono, con ogni probabilità, definitivamente tramontati con la crisi economica del 2008. Già Obama rappresentò, infatti, un notevole cambiamento e, proprio arrivando dalla base popolare, riuscì a sconfiggere, con risorse economiche inizialmente ben più modeste, proprio la più quotata Hillary Clinton nel campo democratico.

Il populismo di Trump, al pari di Bernie Sanders, affonda le sue principali radici nel maschio, tendenzialmente bianco, della classe media e bassa, che è senza lavoro o ha visto il proprio reddito ridursi sensibilmente dal 2008 in avanti.

US LABOR FORCE - MEN - PARTICIPATION

Il grafico conferma il sensibile crollo della forza lavoro proprio nell’etnia bianca maschile, accentuato durante la presidenza Obama, mentre il reddito medio è calato nello stesso periodo dai 54.500 dollari agli attuali 51.000.

L’establishment di entrambi i partiti non ha colto questi disagi, o almeno li hanno sottovalutati. I repubblicani hanno puntato inizialmente tutto su Bush, ma solo il nome ha fatto venire la nausea a milioni di americani. Quando la candidatura del più giovane della famiglia si è squagliata al sole, non essendo mai definitivamente decollata, il partito ha ripiegato su Rubio il quale, tuttavia, arranca in terza posizione ed oggi potrebbe ritirarsi qualora perdesse anche la Florida, lo stato nel quale è stato eletto senatore. In economia, la ricetta di Trump non è, invece, così malvagia, in quanto sposa alcuni dei principi già applicati anche dai democratici sul welfare e critica aspramente sia Wall Street che la Federal Reserve, entrambe secondo lui molto responsabili nella non prevenzione e cattiva gestione delle ultime crisi economiche.

Come finirà la corsa a Washington?

Il fenomeno Trump, per quanto molto controverso, appare ogni giorno sempre più ampio di quello che sembra ed i tentativi di fermare la sua corsa alla nomination sono stati per ora inefficaci, anzi gli attacchi diretti sembrano averlo rinforzato. A meno di probabili colpi di scena egli vincerà la nomination repubblicana e contenderà la Casa Bianca, molto probabilmente, alla Clinton.

Tuttavia, anche la sfida tra questi due candidati sarà molto incerta. Alcuni repubblicani sono terrorizzati da Trump e dichiarano che voteranno l’avversaria democratica pur di non vederlo a Washington, o emigreranno in Canada. Viceversa, anche molti degli elettori democratici populisti di Sanders osteggeranno Hillary e voteranno per Trump.

La contesa è dunque aperta. I risultati di oggi con le votazioni in Stati molto importanti per il numero di delegati assegnati, quali Ohio, Illinois e Florida, potrebbero già essere decisive per le rispettive nomination o estendere, invece, la corsa interna ancora fino a giugno quando si voterà in California e New York.

Infine, scandalizzarsi per la possibilità di vedere Trump alla Casa Bianca mi sembra un po’ eccessivo. In definitiva, trentacinque anni fa gli americani hanno eletto presidente un attore, Ronald Reagan, se lo sono tenuti per ben due mandati e tuttora lo considerano uno dei migliori presidenti della loro storia. Anche noi italiani abbiamo avuto Berlusconi per oltre un ventennio, un tycoon molto simile o non molto diverso da Trump.

Forse è solo questo che sinceramente ci spaventa.

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