Thursday 17th July 2025,
Pinguinoeconomico

DOLLARO – E’ UN CALO STRUTTURALE ?

Il dollaro statunitense ha effettivamente mostrato un significativo deprezzamento rispetto all’euro da inizio anno, attualmente superiore al 13%, il peggior primo semestre dal 1973 ed il peggiorin assoluto dal 2009.

Si tratta di un calo strutturale?

La questione se il calo sia strutturale è complessa e dibattuta, ma diverse analisi suggeriscono che non sia solo una fluttuazione congiunturale. Alcuni esperti parlano di un “graduale processo di erosione del dominio del dollaro” piuttosto che di un crollo improvviso. Questa visione implica che le cause siano più profonde e durature.

 

Principali cause del deprezzamento del dollaro

 

Diverse dinamiche contribuiscono all’indebolimento del biglietto verde:

  1. Aspettative sui Tassi di Interesse:
    • Politica della Fed: Le aspettative di tagli dei tassi da parte della Federal Reserve (Fed) giocano un ruolo cruciale. Se il mercato prevede che la Fed taglierà i tassi prima o più aggressivamente rispetto alla Banca Centrale Europea (BCE), il dollaro diventa meno attraente per gli investitori in cerca di rendimento.
    • Differenziale di rendimento: Un minore differenziale di rendimento tra i titoli di stato USA e quelli europei sposta i capitali fuori dagli Stati Uniti.
  2. Ripresa Economica Differenziata:
    • Mentre l’economia statunitense mostra segni di rallentamento (crescita del PIL inferiore alle attese, mercato del lavoro con aumenti salariali in rallentamento, calo delle vendite al dettaglio), si osserva una relativa ripresa in Europa e Asia. Questo porta a uno spostamento di capitali fuori dagli USA verso aree con prospettive di crescita più promettenti.
  3. Tensioni Geopolitiche e De-dollarizzazione:
    • Le tensioni globali e la ricerca di “safe havens” alternativi stanno portando alcuni Paesi a ridurre la dipendenza dal dollaro. Lo yen e il franco svizzero hanno guadagnato terreno come valute rifugio mentre l’oro ha raggiunto nuovi massimi, segnalando una certa sfiducia nelle valute “fiat” tradizionali.
    • Fenomeni come l’aumento degli scambi in valute locali (es. yuan-rublo sul petrolio) e la riduzione delle riserve in USD da parte di alcune banche centrali (in particolare i BRICS) indicano un lento ma progressivo processo di “de-dollarizzazione”. Sebbene il dollaro mantenga una posizione dominante, il solo dubbio sul suo status di valuta di riserva incide negativamente sulla fiducia.
  4. Squilibri Strutturali USA:
    • Il deficit commerciale statunitense continua a essere elevato (gli USA importano più di quanto esportano), richiedendo un costante flusso di capitali esteri per il suo finanziamento, il che esercita una pressione al ribasso sul dollaro.
    • Anche le preoccupazioni relative al debito pubblico statunitense, che ha da pochi giorni superato i 37 trilioni di dollari e rischia di arrivare a 40 per la fine dell’anno, possono influire sulla fiducia degli investitori.

Previsioni del biglietto verde fino a fine anno

Le previsioni per il dollaro (e il cambio EUR/USD) fino a fine anno sono divergenti, ma la maggior parte degli analisti concorda su una probabile continuazione dell’indebolimento del dollaro, seppur con volatilità:

  • Target verso 1.18 – 1.20 EUR/USD: Alcune previsioni indicano che il cambio Euro/Dollaro potrebbe spingersi fino all’area di 1.18, dove è già arrivato, o anche 1.20-1.2175 entro fine anno. Questo scenario è anche legato all’aspettativa di tagli dei tassi più marcati da parte della Fed e a un contesto di negoziati sui dazi che potrebbero favorire l’euro.
  • Perdita di egemonia sistemica: Molti analisti parlano di una “perdita di egemonia sistemica” del dollaro, con un centro che si sposta verso i BRICS e le economie asiatiche con flussi che si diversificano. Questo non implica un crollo, ma un’erosione lenta e strategica del suo dominio.
  • Ruolo della Politica Monetaria: Le decisioni della Fed e della BCE rimarranno i fattori chiave. Un’accelerazione nei tagli dei tassi USA o una politica più cauta della BCE potrebbero ulteriormente indebolire il dollaro.
  • Contesto Geopolitico e Dazi: Il ritorno di Trump e lo spettro di nuovi dazi unilaterali tra Stati Uniti e Cina potrebbero continuare a influenzare i mercati valutari, con la “memoria” degli effetti passati che lavora contro il biglietto verde.

In sintesi, il calo del dollaro rispetto all’euro sembra avere componenti strutturali legate a divergenze economiche e di politica monetaria, oltre a dinamiche geopolitiche e di diversificazione delle riserve globali. Le previsioni indicano una potenziale continuazione di questa tendenza, con il tasso di cambio EUR/USD che potrebbe apprezzarsi ulteriormente.

 

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