Tuesday 19th March 2024,
Pinguinoeconomico

TRUMP E’ IL QUARANTACINQUESIMO PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI

 

Vittoria incredibile del tycoon repubblicano e sconfitta dilagante per la candidata democratica, la signora Clinton.

L’America ha scelto un personaggio controverso osteggiato da tutti, dai media nazionali e mondiali, ma anche dal suo stesso partito.

A lui il merito di aver vinto da SOLO sconfiggendo, prima tutti gli avversari nel suo stesso partito molto più accreditati di lui ed infine la candidata favorita e voluta da tutti i media.

La signora Clinton ha fatto harakiri da sola. Le lezioni del passato a nulla le sono servite per capire che avrebbe fatto molta fatica a vincere anche contro un candidato anonimo, inesistente e che impersonava tutti i principali difetti: inaffidabile, misogino, ignorante, etc..

Pertanto la sconfitta democratica è ancora più sonora ed eclatante, ben al di là di quello che dicano i numeri che consegnano tutto il Paese ad un monopolio repubblicano per il prossimo quadriennio, grazie alla conferma della maggioranza Camera ed alla riconquista del Senato.

Questa notte, negli Stati Uniti, ha trionfato anche il populismo contro l’establishment della finanza e dei poteri forti. Il grave errore della Clinton è quello di non averlo capito o di averlo ignorato. Dopo essere stata sconfitta otto anni fa da Obama, nelle primarie democratiche, ha rischiato il bis contro Sanders conquistando dopo una lunga battaglia la leadership democratica. Se si fosse fatta da parte oggi avremo Sanders presidente e non Trump, quasi certamente. Invece la sua arroganza e la sua infinita sete di potere l’ha portata ad andare avanti fino ad arrivare a questa batosta elettorale che in pochi si aspettavano e che si è assolutamente meritata.

L’America ha confermato che ne aveva abbastanza della saga dei Clinton e dei Bush e che non voleva più nessuno di questi inquilini alla Casa Bianca, responsabili di oltre un ventennio di malefatte e disastri economici, con l’aggiunta anche di Obama che non è stato da meno, relegando tutto il potere alla finanza ed impoverendo un Paese che è pieno di debiti sia pubblici che privati.

Anche l’ultimo Bush, Jeb, tra l’altro il più brillante rispetto al fratello ed al padre che da Presidenti hanno portato il Paese due volte in guerra contro l’Iraq, è stato sconfitto nelle primarie repubblicane proprio da Trump.

Pertanto i rischi della presidenza Trump non sembrano siano così elevati come descritti dalla stampa internazionale ed italiana, in quanto i due disastrosi doppi mandati di Bush figlio e di Obama sarà difficile fare peggio. I tanto impauriti mercati finanziari mondiali stanno reagendo in modo piuttosto composto allo shock, evitando i crolli da panico visti invece post Brexit.

Trump farà, come tutti i presidenti, un decimo di quello promesso in campagna elettorale e pertanto possiamo rimanere tranquilli. Inizialmente, ridarà dignità ad una nazione e ad un popolo che ha perso la leadership mondiale perdendosi in avventure belliche costose e che hanno scatenato, come reazione, il terrorismo.

Inoltre, abbiamo per il momento evitato la terza guerra mondiale, in quanto i rapporti con Putin miglioreranno e noi europei ne avremo sicuramente sollievo, sperando che meno denaro venga speso in armamenti da entrambe le due potenze militari e che le sanzioni economiche contro Mosca siano cancellate. Infatti, la politica suicida congiunta di Obama e della Hillary, nella sua funzione di segretario di Stato nel primo mandato, ha provocato il disastro politico-economico dei Paesi nord africani ed imposto le sanzioni europee alla Russia, fortemente volute da Washington, che hanno penalizzato molto più l’Italia (contratti persi in Libia e Russia) e l’Europa, rispetto agli Stati Uniti.

Sarebbe, infatti, molto più saggio avere la Russia come alleata piuttosto che nemica, in quanto Putin sta già trovando nuovi scomodi alleati quali Turchia, Cina, India e Filippine.

In sintesi, non c’è da spellarsi le mani per la vittoria di Trump, se non per il modo eclatante con cui ha vinto, ma dopo la Brexit questa è la seconda lezione che la politica mondiale deve incassare e questa volta nella prima democrazia mondiale (così a torto si definiscono).

 

Like this Article? Share it!

About The Author

1 Comment

Leave A Response