Wednesday 15th May 2024,
Pinguinoeconomico

YEN GIAPPONESE – UNA CADUTA PREVEDIBILE

All’apertura dei mercati nell’ultima settimana di aprile, la divisa nipponica è improvvisamente crollata nella notte europea sin oltre quota 160 rispetto al biglietto verde, nuovo minimo dal 1990.

Nel giro di pochi minuti la divisa nipponica è risalita fino a 155,5, con una oscillazione di quasi il 2,5%, una delle più elevate mai registrate tra le due divise, grazie ad un probabile intervento della Banca Centrale domestica.

Anche il Giappone, come gli Stati Uniti, hanno ormai problemi nel gestire valute e tassi di interesse. La Fed ha alzato i tassi di interesse diversi volte, oltre il cinque per cento, e ha così difeso la svalutazione del dollaro da molti auspicata o almeno prevista.

La Banca Centrale nipponica, invece ha tenuto i tassi a zero per quasi trent’anni e solo recentemente li ha alzati di un quarto di punto fino allo 0,5%, livello ancora talmente basso che alimenta le attività speculative i famosi “carry trade” favorendo l’indebitamento degli investitori nella divisa asiatica a bassi costi per trasferirlo verso gli assets più remunerativi come ad esempio le obbligazioni a stelle e strisce.

 

YEN GIAPPONESE – IL RAPPORTO DEBITO/PIL

Il debito domestico ha raggiunto il 260% del Prodotto interno lordo e, malgrado sia in larga misura detenuto da investitori nazionali sia privati che istituzionali, continua a salire pur con tassi di interesse fissati a livelli minimi da diversi decenni.

La cronica incapacità della banca centrale nazionale di poter controllare ogni singolo aspetto della dinamica macro economica, tra tassi di interesse, valuta e mercati finanziari, l’ha condotta in un vicolo cieco dal quale ormai non riuscirà più ad uscire se non sacrificando una delle suddette variabili.

 

YEN – LE POSSIBILI CONTROMOSSE ALLA SVALUTAZIONE

Il deprezzamento così aggressivo della valuta nazionale è molto pericoloso in quanto  importa ulteriore inflazione considerando che il Giappone è molto dipendente dal petrolio straniero per compensare le altre fonti energetiche (in promisi il nucleare), comunque ancora insufficienti per una autarchia nazionale.

E’ presumibile che l’autorità monetaria sarà costretta ad alzare ulteriormente i tassi di interesse, preferendo contenere sia l’inflazione che la svalutazione rispetto alla riduzione del debito ormai fuori controllo come in molte altre economie occidentali, dagli Stati Uniti all’Italia.

 

 

 

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