Friday 26th April 2024,
Pinguinoeconomico

WALL STREEET: IL FUTURO TRA ELEZIONI E I DUBBI DI POWELL

Tre sono stati gli eventi rilevanti della settimana appena conclusa, negli Stati Uniti:

  • 1) l’ennesima cavalcata di Wall Street
  • 2) le convention di entrambi gli schieramenti politici, repubblicani e democratici, ad ormai solo due mesi dall’ “Election day”
  • 3) il discorso di Jerome Powell, presidente della Federal Reserve, che ha aperto la strada a periodi di inflazione più elevata con tutte le implicazioni che questa ipotesi comporterebbe sia per il mondo finanziario che per l’economia reale.

Non va trascurata anche l’evoluzione pericolosa dei tumulti razziali e sociali, ormai fuori controllo in alcune città, che ha superato i timori per l’uragano Laura, arrivato sulle coste meridionali del Golfo del Messico ma già declassato a tempesta tropicale.

 

WALL STREET SULLA LUNA

Non ci sono più parole, numeri, grafici, statistiche e correlazioni con il passato per definire l’incredibile ed inarrestabile rialzo del mercato azionario domestico, concentrato in particolare su due indici – Nasdaq e S&P500 – che continuano ad inanellare nuovi record storici, incuranti della crisi economica che si è a abbattuta sull’economia da inizio anno ed accentuata dalle conseguenze per la diffusione della pandemia nel Paese.

L’ultimo balzo di venerdì scorso è stato siglato con solo l’1,3% dei titoli dello S&P500, che hanno raggiunto un nuovo massimo, ed il 2,4% per il Nasdaq 100.

Apple continua a salire ed ha raggiunto una capitalizzazione di 2,15 trilioni di dollari, ormai pari al Pil della Francia, sesta economia mondiale, e superiore a quella di tutto l’indice Russell 2000, quello delle small caps.

Nulla sembra fermare questo mercato che si autoalimenta, anche adesso che la Fed sta tirando il freno a mano. Da inizio giugno la Banca Centrale ha infatti ridotto il suo attivo di bilancio di quasi 200 miliardi di dollari, che è cresciuto però di $3,2 trilioni nei tre mesi precedenti. La FED, tuttavia, continua ad acquistare bond emessi da società quotate, anche illustri e che non necessitano di aiuti di stato, le quali utilizzano i fondi per nuovi buybacks azionari, alimentando il ciclo perverso del rialzo infinito.

La bolla è evidente, in quanto le valutazioni sono più elevate di fine febbraio, quando gli indici avevano raggiunto i precedenti massimi, mentre ora ci sono le conseguenze della crisi economica con una ripresa che non è verticale ma che Wall Street ignora.

 

LE SCHERMAGLIE POLITICHE

Siamo ormai nel pieno del rush finale della campagna elettorale, che fortunatamente si svolge quasi solo online, risparmiandoci stucchevoli comizi.

La partita per il 3 novembre si snoda tra crisi economica, aiuti fiscali da rinnovare e la sicurezza, tema che sta diventando sempre più caldo a causa di alcune città anche di dimensioni rilevanti, quali Portland e Minnesota, orami fuori controllo tra battaglie razziali e saccheggi.

Biden sembra favorito, ma l’esperienza del 2016, quando anche la Clinton lo era, induce prudenza sull’esito finale.

Wall Street preferisce, a parole, la rielezione di Trump ma non sembra volere farsi condizionare, almeno per il momento, da un cambio di rotta politico.

 

POWELL, LA FED e L’INFLAZIONE

Il discorso di Powell durante il simposio economico mondiale annuale dei Banchieri Centrali era scontato e previsto, ma le sue implicazioni avranno conseguenze importanti in futuro più per i mercati finanziari, con andamenti ovviamente diversi, che per l’economia reale.

La ricerca spasmodica dell’inflazione implica la volontà dell’autorità monetaria di mantenere i tassi di interesse a livello molto basso, per un periodo indefinito, attraverso una politica monetaria ultra espansiva (QE). Nulla di nuovo, in realtà, ma una strategia così aggressiva ha alimentato il rialzo decennale di bond, azioni, dollaro e materie prime.

 

LO SCENARIO FUTURO DEI MERCATI FINANZIARI

Chi sembra continuerà a beneficiare, in misura incondizionata, dell’attuale aggressivo Quantitative Easing è il mercato azionario.

Dubbi nascono invece per gli altri assets. La creazione dell’inflazione è stata finora vana ed inconcludente. La volontà di ricercarla indefinitamente appare improvvisamente un po’ sospetta, nel senso che potrebbe già essere presente nell’economia reale e tale da giustificare l’operato aggressivo dell’autorità monetaria anche nei prossimi anni.

In questo caso il mercato obbligazionario, il dollaro ed alcune materie prime potrebbero essere i più colpiti, mentre i metalli preziosi i veri vincitori.

Debito ed inflazione in crescita non saranno graditi da tutti gli assets finanziari, ma solo nelle prossime settimane avremo un’idea dell’impatto del fenomeno, che potrebbe essere anche ingigantito da un cambio di timoniere alla Casa Bianca.

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