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Pinguinoeconomico

SETTIMANA 17 – 23 FEBBRAIO 2014

Il Mondo brucia dall’Asia (Tailandia), all’America Latina (Venezuela), passando per la vicina Ucraina (Europa), mentre i mercati finanziari salgono cinici ed imperterriti, ormai assuefatti anche a qualsiasi crisi politica-economica.

MERCATI FINANZIARI

Prosegue il rialzo degli indici americani con nuovi record per lo S&P500 (assoluti) e per il Nasdaq (di periodo), malgrado indici manifatturieri e vendite del settore immobiliari testimonino una decisa contrazione della crescita USA nel primo bimestre. Ovviamente è solo colpa del maltempo ed il mercato spera in una grande ripresa primaverile, a conferma di questa tesi. Peccato che il gelo abbia colpito solo una ventina di Stati (meno della metà del Paese) e che i dati più negativi si siano registrati ad ovest dove non ha né nevicato, né fatto freddo.

L’Europa ha registrato invece una settimana piatta, malgrado i dati macroeconomici confermino la debolezza della ripresa. Indici manifatturieri in calo rispetto a gennaio e prezzi al consumo in discesa sono le principali preoccupazioni per la BCE.

Il Giappone sembra invece diventato uno yo-yo con il mercato azionario che un giorno guadagna il 3% ed il successivo lo riperde. Il dato sul deficit commerciale di gennaio è il peggiore di sempre e la svalutazione dello yen sta producendo l’esatto effetto contrario rispetto all’obiettivo di politica economica: le importazioni aumentano più delle esportazioni, un vero incubo per Governo e Banca Centrale.

Tra i mercati emergenti recupero solo della Cina che ha beneficiato del dato sull’incremento dei prestiti  a gennaio, segnale di vitalità dell’economia ma in realtà l’ennesima conferma che la bolla creditizia è inarrestabile ed il Governo non riesce a metterci un freno.

E’ proseguito il rialzo di oro ed argento che si è fermato a fine settimana. Continua la corsa del petrolio che è arrivato oltre i 103$ per poi ritracciare a 102 nell’ultima seduta.

MERCATI EMERGENTI: si evita di parlarne come se nulla fosse mai accaduto, ma sono una polveriera pronta ad esplodere. Questa settimana c’è stata una preoccupante escalation con scontri a fuoco, mortali per decine di persone, in diversi Paesi del mondo.

TURCHIA: l’unica notizia positiva è la stabilizzazione momentanea della lira tra i 2,18 e i 2,2 contro dollaro. Il resto è nebbia con le previsioni economiche che continuano ad essere abbassate, deficit commerciale che continua a salire, repressione contro gli oppositori politici in vista delle elezioni presidenziali di marzo che Erdogan farà di tutto per stravincere. Le aziende soffrono già la svalutazione della divisa locale essendo largamente indebitate in valuta estera. Malgrado quello che pensano i mercati, la crisi è solo all’inizio.

UCRAINA:  la guerra civile è scoppiata in settimana. Gli scontri a Kiev sono stati feroci con oltre 100 morti e 500 feriti. Sembra che il primo ministro russo abbia lasciato la capitale, lasciando un vuoto di potere ma la partita non è chiusa. Mosca ha troppi interessi politici ed economici nel Paese e difficilmente lascerà che il Paese finisca nella sfera europea. Non è chiaro chi fomenti la violenza. Ci sono schiere di neo nazisti ben armati e controllati da forze che non sono né anti russe né pro europee. La violenza è scoppiata infatti in modo organizzato durante i giochi olimpici, impedendo a Putin di reagire. Ricordiamoci dell’episodio precedente in Georgia nel 2008 e aspettiamo di vedere se e come reagirà la Russia.

Intanto il Paese è a un passo dal default con la Russia che ha sospeso la tranche di aiuti di $3 miliardi. La banca russa Sberbank sembra abbia interrotto la propria attività a fine settimana.

RUSSIA: Prosegue la svalutazione del rublo che tocca nuovi minimi storici contro euro e dollaro. La Russia ha inoltre $60 miliardi di dollari di crediti verso l’Ucraina. Non sarà una partita facile da gestire perché il default dell’Ucraina danneggerebbe in modo significativo l’economia sovietica con un effetto domino pericoloso.

TAILANDIA: non si fermano gli scontri tra opposte fazioni e la polizia. La scorsa settimana sono stati prelevati oltre $1 miliardo da alcune banche da contadini che temono che il governo utilizzi i risparmi privati per pagare l’eccedenza del prezzo del riso, promessa ormai da un triennio.

ARGENTINA: il Governo cerca di stabilizzare la situazione imponendo un controllo sui prezzi alle multinazionali. La situazione sembra apparentemente più tranquilla, ma i veri numeri della turbolenza valutaria sono tenuti nascosti dalla politica.

VENEZUELA: nel Paese aumentano i segnali di guerra civile. Il numero di morti negli scontri è salito proprio a fine settimana: da poche unità ci avviciniamo alla decina.  La situazione sembra fuori controllo ma l’opposizione è frazionata e male organizzata. Si teme un vuoto di potere che possa peggiorare l’attuale caos.

BRASILE: il Paese registra un deficit commerciale a gennaio, il peggiore dal 2001 e ben oltre le più negative previsioni. Il rallentamento dell’economia è sempre più evidente e la previsione di crescita per il 2014 è costantemente rivista al ribasso. L’ultima è al +1,79%, non certo quella di un Paese emergente.

EUROPA: PMI manifatturiero febbraio a 53 rispetto ai 54 di gennaio ed atteso. Servizi a 51,7 rispetto al precedente 51,9.

FRANCIA: PMI servizi febbraio a 46,9 da 49,4 di gennaio. PMI Manifattura a 48,5 da 49,6 del mese precedente. Dati deludenti che confermano come la Francia sia una delle grandi malate dell’eurogruppo.

AUSTRIA: L’insolvenza del gruppo bancario Hypo Bank sta scuotendo il governo austriaco. Non è ancora nota l’entità del buco che spazia in una forchetta molto ampia tra i 4 ed 19 miliardi di euro. Una voragine che il governo non intende integralmente addebitare al contribuente austriaco. La situazione è nota da tempo, ma ora in seguito alla recente crisi dei Paesi dell’est necessita una veloce ricapitalizzazione e salvataggio dell’Istituto di credito.

GERMANIA:  PMI manifattura a 54,7 da 56,5. PMI servizi sale invece a 55,4 da 53,1.

ITALIA: Ordini industria dicembre -4,9% sul mese e +1,9% su anno. Giura il nuovo governo Renzi. Attendiamo il voto di fiducia e vediamo se riesce a dare un colpo di spugna come molti sperano. Lo spread continua a scendere e raggiunge i 190 bps con un rendimento del decennale al 3,58%.

GRECIA: Banca centrale prevede che i 4 principali Istituti di credito avranno bisogno di €5 miliardi di ricapitalizzazione dopo gli stress test. Le necessità di finanziamento del Paese nel 2014 salgono a $40 miliardi secondo un quotidiano locale, rispetto ai $15 miliardi previsti.

SPAGNA: Moody’s alza il rating del Paese per la prima volta dall’inizio della crisi. Il turismo cresce del +12% a gennaio rispetto al 2013.

USA: dati macroeconomici molto deboli e quasi tutti concentrati sul settore immobiliare con mutui in picchiata, vendite di nuove case, esistenti e permessi di costruzione in netto calo.

TRIMESTRALI SOCIETARIE: Siamo ormai alla fine con del trimestre. Groupon ha deluso registrando un forte rallentamento della crescita ed il tiTolo ha perso il -22% in una sola seduta. HP, invece rispetta le attese degli analisti, ma registra un continuo calo delle vendite.

VALUTE: la crisi ucraina ha portato turbolenza indiretta anche sulle altre divise dell’est europeo., seppur in misura contenuta.

Tra le valute forti continua il rafforzamento dell’euro, malgrado i dati macroeconomici molto deboli ed i rischi di deflazione già presenti in diversi Paesi. Lo YEN oscilla contro dollaro in una forchetta ristretta. Il cambio è sempre difeso in area 102, livello sotto il quale scatterebbero le ricoperture e le vendite sui mercati azionari.

GIAPPONE: il declino dello yen sta incrementando I costi delle importazioni particolarmente elevati nel settore energia dopo la chiusura di diverse centrali nucleari. L’export, invece, ha avuto solo un limitato aiuto dalla svalutazione del cambio e molto meno di quanto il Governo sperasse. Se il trend dovesse proseguire ci sono seri rischi che l’Abenomics possa fallire anche in vista dell’aumento dell’IVA previsto dal primo di aprile.

CINA: nuovi defaults di altri trust, che hanno investito nel settore minerario, si avvicinano nelle prossime settimane in coincidenza con le scadenza dei debiti che non saranno rimborsati per l’insolvenza dei progetti sottostanti.

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