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L’ECONOMIA EUROPEA NEL 2019

Pinguinoeconomico 28 Febbraio 2019 Economia Nessun commento su L’ECONOMIA EUROPEA NEL 2019

I dati del Pil del quarto trimestre dell’area euro nel 2018 hanno evidenziato un marcato rallentamento, provvisorio si spera, con la più modesta crescita dalla breve recessione del 2013. La Germania ha evitato di un soffio la recessione tecnica, grazie al dato invariato dell’ultimo trimestre, mentre l’Italia ci è, invece, di nuovo caduta.

L’Europa continentale soffre l’ondata di populismo, l’insicurezza sia per la Brexit che per le tensioni mondiali, dalla guerra commerciale cino-americana al rallentamento globale.

Con questo scenario di fondo è improbabile che la situazione possa migliorare nel 2019, rispetto all’imprevista frenata del secondo semestre 2018.

Gli ultimi dati pubblicati da Eurostat non sono infatti incoraggianti, per quanto non ancora allarmanti.

Nel quarto trimestre 2018, l’incremento del Pil dei 28 Paesi UE si è attestato al +1,4%, +1,2% nell’area euro, che non ha beneficiato della robusta crescita in alcune economie dell’est Europa.

Italia e Germania sono le principali imputate di questo rallentamento, in quanto rappresentano cumulativamente il 40% del Pil UE.

Le previsioni di crescita per l’anno in corso sono state ribassate al 1,3% ad inizio febbraio, ma potrebbero scendere anche sotto la soglia del punto percentuale in considerazione del recente peggioramento dei dati macro economici.

 

Brexit

La saga continua ormai da diversi mesi con colpi di scena e nuovi piani proposti per evitare una drastica separazione, che potrebbe avere conseguenze dolorose non solo per i britannici ma anche per il resto dell’Europa.

I diversi tentativi della premier May di trovare una soluzione di compromesso sono al momento naufragati e la scadenza di fine marzo si avvicina.

Le conseguenze non saranno irrilevanti se i negoziati fallissero, in quanto  è la quinta economia mondiale che intende lasciare la UE, il secondo blocco economico del pianeta dopo il Nafta,

 

Italia

 

La caduta in recessione tecnica del nostro Paese non è da sottovalutare. Anche il primo trimestre del 2019 potrebbe chiudere in negativo anche in virtù dei rallentamenti nell’estensione della fatturazione elettronica anche ai privati da inizio anno.

Non sarà facile recuperare una partenza debole nel corso dell’anno con una congiuntura europea e mondiale già debole.

In aggiunta, l’attuale governo si è posto in posizione di scontro frontale con i vertici europei e questo ha provocato un aumento dello spread che non si è ancora attenuato e che condiziona l’operato ed i profitti del nostro sistema bancario, già sotto il faro della BCE.

Anche le ultime previsioni di crescita del Governo, pari ad un mezzo punto percentuale dell’anno in corso, verranno presto riviste al ribasso sperando che non diventino addirittura negative.

 

I Paesi dell’Est

Nell’ultimo anno sono diventati la forza trainante dell’Europa continentale e lo saranno sempre di più, qualora la Germania confermi i segnali di rallentamento evidenziati a fine 2018.

Dal 2013 questi Paesi crescono al ritmo doppio rispetto alla media UE e contribuiscono al 10% del Pil della UE a 28, con il 20% della popolazione complessiva.

Tale crescita, tuttavia, non sarà sostenibile, almeno sugli attuali ritmi, in quanto il 75-80% del commercio della regione avviene con i principali partner europei ed in particolare con la vicina Germania.

 

Il rallentamento mondiale

La crescita europea ha sotto performato, da alcuni decenni, rispetto a quella mondiale a causa di fattori socio economici e demografici ed in particolare per l’invecchiamento della popolazione, un alto livello di debito pubblico ed infrastrutture inadeguate in molti Paesi.

Il Fondo Monetario Internazionale ha recentemente abbassato le previsioni della crescita mondiale di due decimi di punto per l’anno in corso, in scia alle turbolenze della guerra commerciale cino-americana e ai timori per gli esiti della Brexit.

Qualche preoccupazione aleggia anche sugli Stati Uniti, dove l’effetto della riforma fiscale sta ormai svanendo ed i consumatori, vero motore della crescita economica a stelle e strisce, mostrano qualche segnale di stanchezza dopo anni di spese sfrenate, utilizzando anche la leva del debito, che ha raggiunto i livelli pre crisi del 2008.

 

Le previsioni

Il rallentamento della crescita dell’economia mondiale è già evidente dalla seconda parte del 2018.

Il fatto che l’economia europea sia, invece, già arrivata ad una crescita quasi piatta è l’ulteriore segnale della debolezza del Vecchio Continente rispetto alle altre economie sia sviluppate che emergenti.

Ad oggi, la stima della crescita europea nel 2019 è ancora dell’1,3%, un livello ancora confortante.

Tuttavia, qualora tale previsione dovesse scendere al di sotto della soglia del punto percentuale, come possibile, la BCE sarebbe costretta ad intervenire di nuovo con uno stimolo monetario, peraltro già annunciato (TLTRO), ma partendo da tassi di interesse già negativi da diversi anni e di conseguenza meno efficace.

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