Friday 29th March 2024,
Pinguinoeconomico

AUSTRIA – LA CRISI BANCARIA SI INASPRISCE

Non c’è pace per il sistema finanziario austriaco, ormai in trincea almeno dal 2010.

Spesso parliamo, infatti, solo della situazione difficile che vivono i Paesi del Mediterraneo, ma gli effetti della crisi finanziaria si fanno sentire anche nei Paesi che vengono considerati sani e godono di una buona immagine. È il caso dell’Austria, che deve far fronte alle difficoltà del suo settore bancario.

Cinque anni dopo lo scoppio della crisi, la situazione non è sostanzialmente mutata e le banche del Paese sono ancora in difficoltà. L’origine dei problemi è sempre la medesima: l’eccessiva esposizione del sistema finanziario verso l’est Europa.

L’anno scorso fu la Erste Bank, il primo Istituto bancario del Paese, a suonare l’allarme utili, con una pesante pulizia di bilancio, a causa di partecipazioni in Romania, Croazia, Ungheria ed Ucraina.

Ad inizio 2014, c’è stato invece il caso della Hypo Alpe Adria, un Istituto regionale presente soprattutto in Tirolo, ma anche con filiali all’estero, di cui nove tra Veneto ed Alto Adige. La Banca fu praticamente salvata da Vienna, ma dopo grosse divergenze tra le diverse forze politiche. Sì è deciso che, in simili casi futuri, parte delle perdite sarebbero state accollate ai parlamenti regionali od ai risparmiatori, più o meno quanto già deliberato a livello europeo e già sperimentato sul campo con la crisi bancaria cipriota.

La Hypo Alpe Adria (HAA) ha intrapreso, dal 2000 in avanti, una politica di acquisizione e di espansione: in particolare nei Balcani, il suo bilancio si moltiplicò per otto in meno di un decennio, raggiungendo i 40 miliardi di euro nel 2009. L’HAA ha goduto della garanzia sia della Carinzia che della banca regionale tedesca Bayern LB, di proprietà del Land della Baviera, eccedendo così in investimenti troppo rischiosi.

Com’era prevedibile, con la crisi del 2008 la banca fallì. La fattura fu pesante: Vienna spese 5,5 miliardi di euro per evitare il fallimento. Quest’anno deve aggiungere 4 miliardi di euro per coprire le sue perdite e le necessità di rifinanziamento. E non è ancora finita. Queste somme stanno iniziando a fiaccare seriamente la capacità economica dello Stato federale, che ricerca delle soluzioni per limitare i danni (ha già ridotto il budget per l’istruzione, cosa ovviamente molto male percepita dalla popolazione).

Nel quadro della ristrutturazione, ed al fine di limitare i costi, il governo ha deciso di adottare una misura nuova e molto rischiosa, che altro non è che un default definitivo, come un qualsiasi paese dell’America latina! Effettivamente i possessori di titoli subordinati di HAA, cioè coloro che hanno acquistato il debito non prioritario, vedranno i loro crediti cancellati semplicemente. Il problema è che questi crediti sono garantiti dal Land della Carinzia, ma per aggirare il problema il governo federale farà passare una legge che fa decadere la garanzia. Come in Argentina, i creditori possono presentare un reclamo, in quanto l’Austria ha violato i suoi impegni.

Ma c’è di più! Ora è la volta del terzo Istituto del paese, la Raiffeisen Bank, particolarmente colpita dalla decisione della Banca Centrale svizzera (SNB) di eliminare la difesa del cambio con l’euro a quota 1,2, che si aggiunge alle svalutazioni delle partecipate in Ucraina e Russia, danneggiate, anche in questo caso, da massicce perdite sul cambio, oltre che da un calo dell’intensità del business.

Dalla decisione della SNB, il 15 gennaio, le quotazioni delle obbligazioni della banca sono passate da 95 a 65 centesimi in dieci giorni

AUSTRIA - LA CRISI BANCARIA SI....

La Raiffeisen ha una esposizione totale in franchi svizzeri di 4.3 miliardi allo scorso settembre 2014. Gran parte di essa è in Polonia, la cui valuta si è deprezzato del -17% nei confronti della valuta elvetica, sempre dal 15 gennaio, minacciando di mandare in default buona parte dei 2,9 miliardi di euro impegnati dalla banca in quella divisa.

La banca ha ammesso inoltre che non è ancora in grado di quantificare le perdite derivanti dall’apprezzamento del cambio. Forse sta sottovalutandone l’impatto, ma è possibile che il vero problema sia l’esposizione dell’Istituto in Ucraina ed in Russia, Paesi nei quali la situazione economica è in continuo deterioramento a causa del conflitto armato e, delle conseguenti sanzioni economiche che si sommano al crollo del prezzo del petrolio. La banca sembra sia decisa a non vendere gli assets russi, ma questo potrebbe anche diventare un boomerang insostenibile ed esporre l’Istituto ad una precipitosa ricapitalizzazione.

Sembra attualmente che le perdite del 2014 sorpassino i 500 milioni di euro, qualora la Banca debba svalutare la sua partecipazione russa. Ha inoltre smentito la necessità di emettere un nuovo aumento di capitale, dopo quello già realizzato lo scorso anno per 2,8 miliardi.

Con questo ulteriore caso è in gioco la reputazione del polo bancario viennese. Già Standard & Poor’s ha messo sotto sorveglianza negativa le istituzioni finanziarie dopo questa decisione. Il potere non cessa mai di ricordare che questo è solo uno dei casi “eccezionali”, ma in realtà è l’intero settore bancario austriaco ad essere in difficoltà. Le attività delle banche austriache ammontano a 1,090 miliardi di euro, quasi tre volte il PIL del paese (€ 335 miliardi di euro), e sono molto coinvolte nei Balcani, in Russia ed in Ucraina, quest’ultima virtualmente già in bancarotta.

Comunque, ancora una volta vediamo che le regole possono cambiare in caso di crisi. Ciò che accade in Austria non è così grave come ciò che accadde a Cipro; i risparmiatori non sono in pericolo questa volta, ma il fatto che uno Stato possa decidere di eliminare i suoi impegni è preoccupante.

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