L’attenzione spasmodica per la decisione di politica monetaria della Federal Reserve che sarà pubblicata alle ore 20.00 di mercoledì rischia di far passare nel dimenticatoio quella di poche ore antecedente da parte della Banca del Giappone, forse ancora più rilevante e decisiva per i mercati e non solo dell’estremo oriente.
Mentre la scelta della Federal Reserve spazia semplicemente tra la possibilità o meno di un rialzo dei tassi di un modesto quarto di punto, quella della sua corrispettiva nipponica risulta alquanto più articolata.
Anche l’interno del board della BOJ appare spaccato sulla prossima decisione, al pari di quello della Fed, tra conservatori ed interventisti.
Alcuni membri della Banca Centrale sono favorevoli ad estendere il programma di acquisti di bond governativi rendendolo, tuttavia, più flessibile ma aggiungendo incertezza ad un programma di stimolo, già molto radicale. Il dibattito interno è diventato sempre più acceso, in scia ad oltre tre anni e mezzo di misure monetarie ultra convenzionali, disposte congiuntamente dal governo e dalla Banca Centrale nel tentativo di rilanciare la crescita economica e culminate ad inizio anno con la discesa dei tassi di interesse in territorio negativo. Anche l’inflazione rimane ancora inesistente e spinge la Banca Centrale ad una rimodulazione, se non ad un ripensamento, della politica attuale. Il cambiamento spaventa, ovviamente, i mercati, memori dello shock di gennaio, in scia alla comunicazione dei tassi negativi.
Fondi pensioni, grandi banche e compagnie di assicurazioni stanno anticipando le possibili previsioni nel tentativo di interpretare le prossime mosse.
Una decisione non gradita ai mercati potrebbe, infatti, spingere lo yen in rialzo, affossare l’indice Nikkey, oppure accentuare il selloff sul mercato obbligazionario o scatenare tutti e tre gli eventi.
Malgrado l’attuale potenza di fuoco già messa in campo, l’inflazione rimane ancora al di sotto dell’obiettivo programmato del due per cento, lasciando la Banca Centrale nipponica a corto di ulteriori munizioni da sparare dopo aver già comprato, annualmente, 800 miliardi di dollari di obbligazioni pubbliche oltre a diversi miliardi in ETF azionari.
Il Nikkey è in calo del 13% da inizio anno, mentre lo yen del 18% rispetto al biglietto verde.
Fino allo scorso anno, il presidente Kuroda è riuscito a mantenere una fragile maggioranza interna a sostegno delle sue decisioni che sembra sempre più in bilico.
A gennaio, la decisione di introdurre tassi negativi è passata per il rotto della cuffia (5-4). Due degli oppositori hanno terminato il loro mandato e sono stati sostituti da altrettanti membri favorevoli ad un ulteriore allentamento. Tuttavia, l’attuale maggioranza di 7-2 non appare coesa su come procedere in futuro.
Almeno tre membri sono sicuramente favorevoli a proseguire con l’attuale politica aggressiva, convinti che l’acquisto massiccio di bond, congiunto ai tassi negativi, spingerà il risparmio privato verso gli investimenti più rischiosi.
Altri, sebbene favorevoli all’allentamento, sono sempre meno convinti che la politica massiccia di QE abbia efficacia. Entrambe le due fazioni temono, inoltre, che la Banca Centrale possa presto terminare i bonds da acquistare e che un’alternativa sia necessaria non potendo perpetuare tale politica all’infinito.
All’estremo, i due falchi od oppositori, contestano l’efficacia dei tassi negativi facendo leva sul malumore di banche, fondi pensioni e compagnie di assicurazioni che hanno visto i loro rendimenti ulteriormente calare, in virtù della discesa dei rendimenti a livelli impensabili.
Il sistema bancario non ha rilevato, altresì, un incremento dei prestiti dall’introduzione dei tassi negativi, ma solo un ulteriore compressione degli spreads e di conseguenza dei margini di intermediazione non potendo applicare rendimenti negativi sui depositi.
Anche le compagnie di assicurazione rilevano una forte pressione sui margini, nel momento in cui i tassi scendono a questi livelli minimi a causa della scarsa attrattiva dei prodotti assicurativi con natura finanziaria e potrebbero minare la solvibilità futura di diverse compagnie.
Nell’ultima riunione a fine luglio, la Boj deluse i mercati privilegiando le manovre fiscali monetarie, lasciando forse intendere che il tempo della liquidità infinita sia probabilmente al capolinea. La possibilità che la Banca Centrale nipponica sia in un vicolo cieco è di conseguenza più che un sospetto, ragione per la quale le sue decisioni potrebbero avere una valenza ed un impatto superiore anche a quelle della Federal Reserve.