Friday 19th April 2024,
Pinguinoeconomico

GIAPPONE – IL PUNTO SULLA CRISI

La premessa non è molto incoraggiante.

  • Il      Giappone è ancora impantanato in una crescita economica negativa, debito      in aumento ed ha un grave problema demografico.
  • L’Abenomics      non ha ancora dimostrato i progressi sbandierati e necessari.
  • La      svalutazione dello yen ha prodotto più danni che vantaggi, dall’inizio del      massiccio QE nipponico.

CONTESTO MONDIALE

L’economia mondiale continua a dimostrare una crescita insoddisfacente, dove presente, con prezzi in calo (deflazione) ed ancora una elevata disoccupazione in molti Paesi. La recessione si sta riaffacciando anche in molte economie emergenti (Russia e Brasile), a causa del crollo dei prezzi di molte materie prime. In questo contesto, ancora molto depresso, a sei anni e mezzo dallo scoppio della crisi, le Banche Centrali mondiali si sono sbizzarrite in operazioni monetarie ultra aggressive e ed espansive.

Una di queste misure è la svalutazione monetaria, attraverso la creazione di nuova moneta, con l’obiettivo di diminuire il valore della moneta circolante e rendere più competitive le esportazioni. Questo accade perché un Paese vende merci e servizi ad un prezzo più basso, che diventa conveniente, invece, per chi importa lo stesso bene in una valuta più forte. Il problema è che anche altri Paesi iniziano poi ad adottare la stessa misura e così si innesca la “currency war”, o guerra valutaria, dove tutti i Paesi riducono i prezzi per incrementare le esportazioni mentre, in realtà, contribuiscono ad alimentare la deflazione mondiale, grazie al calo dei prezzi in tutto il pianeta. Così sta accadendo ormai da alcuni anni nel tentativo di stimolare la rispettiva crescita economica a danno, tuttavia, di un altro Paese concorrente. E’ ormai una battaglia, non più strisciante ma alla luce del sole, tutti contro tutti con un unico denominatore comune: la debole crescita mondiale.

Su questo fronte valutario abbiamo visto attive, nell’ultimo lustro, tutte le principali Banche Centrali: Stati Uniti e Giappone, tra le più aggressive, ma anche Cina ed ora l’Europa non sono state a guardare.

Dopo questa premessa torniamo al Giappone e ai suoi soliti problemi. Da inizio dicembre 2013, lo yen ha perso il 50% del suo valore nei confronti del biglietto verde, ma i benefici per l’economia nipponica sono stati molto modesti e l’Abenomics sembra ormai al capolinea, costretta ad esasperare la monetizzazione del mostruoso debito pubblico.

L’economia nipponica deve affrontare tre sfide, quasi proibitive:

–          Crescita

–          Debito

–          Invecchiamento demografico

CRESCITA ECONOMICA

GIAPPONE - IL PUNTO SULLA CRISI - 1

Come appare dal grafico, il Paese ha vissuto, negli ultimi 25 anni, una crescita economica piatta o negativa e, tuttavia, rimane ancora la terza economia mondiale dietro a Stati uniti e Cina. Anche nell’arcipelago nipponico ci sono aree e distretti molto produttivi, in termini di Pil, e regioni che, invece, hanno invece output molto più modesti.

Dopo questo lungo periodo di stagnazione il popolo ha eletto Shinzo Abe, con la speranza di rilanciare la crescita economica. Abe, in campagna elettorale, promise una politica, la ben nota Abenomics, basata su tre pilastri, le famose “tre frecce”: stimolo fiscale, politica monetaria ultra espansiva e riforme strutturali.

DEBITO

In questi due anni di governo, il Giappone ha fatto molto per stimolare la crescita del mercato azionario (+100%), ma ben poco per ridurre il gigantesco debito pubblico che ha raggiunto il 250% del Pil, il tasso più elevato tra i Paesi industrializzati.

GIAPPONE - IL PUNTO SULLA CRISI - 2

In seguito all’aumento della spesa e del debito, il governo ha dovuto incrementare, dopo 18 anni dal precedente aumento, l’IVA dal 5% all’8%. Il risultato sui consumi è stato, tuttavia, così disastroso che l’esecutivo ha dovuto congelare il successivo rialzo dall’8 al 10% previsto per ottobre 2015.

Per complicare la situazione, il Giappone sta già combattendo una battaglia molto difficile sul lato demografico.

DEMOGRAFIA

GIAPPONE - IL PUNTO SULLA CRISI - 3

La popolazione giapponese si sta riducendo, ma troppo velocemente. Attualmente, i giapponesi sono 127 milioni e si prevede che caleranno a 100, entro il 2050. Ciò significa meno persone che lavorano e che pagano le tasse, più pensionati ed anziani da assistere, oltre a maggiori pensioni da erogare con minori contributi versati. L’evoluzione della piramide delle fasce di età, nell’ultimo secolo, è emblematica e conferma che con una economia che si reduce, il gigantesco debito diventa un peso insostenibile.

LA DISPERAZIONE GIAPPONESE

Che cosa è cambiato questa volta? Ci sono due principali elementi:

  1. Con      l’elezione di Abe, I giapponesi hanno dimostrato che desiderano un      cambiamento, anche se questo implica misure drastiche ed impopolari.
  2. Il      Giappone non è più da solo nella lotta contro la stagnazione economica (Stati      Uniti e Cina) ed un inarrestabile declino (Europa).

SINTESI

Fin qui, Abe è riuscito ad applicare solo le prime due frecce del suo programma, mancando pienamente le riforme strutturali, ma con risultati molto modesti.

L’inflazione ha ripreso a salire, in seguito ad uno stimolo monetario impressionante, ma è ancora ben al di sotto dell’obiettivo del +2%.  La svalutazione dello yen si è ora fermata, anche per l’intervento di altre Banche Centrali che sono entrate nella battaglia della “guerra valutaria”.

Tuttavia, nessuna riforma o manovra fiscale e monetaria potrà compensare la riduzione della popolazione e gestire l’incremento costante e continuo del debito pubblico.

La Banca Centrale nipponica sta ormai monetizzando (acquistando) il 90% delle nuove emissioni di debito pubblico e, pericolosamente, investendo nel mercato azionario domestico per ottenere rendimenti soddisfacenti per i fondi pensioni che rischiano di non poter erogare le future pensioni, i cui fondi sono ora investiti a rendimenti pressoché nulli.

Il Giappone è, pertanto, in una situazione disperata ed i giapponesi ne sono pienamente consapevoli. Hanno rieletto Abe, lo scorso dicembre convinti che questa sia la loro ultima spiaggia.

E’ evidente, tuttavia, che un disperato Abe, con la complicità della Banca Centrale, aggiungerà solo altra benzina sul fuoco, nel tentativo di stimolare una economia congelata da quasi un trentennio. Così facendo, continueranno a svalutare lo yen, rischiando di portare il Paese al collasso finanziario con un crollo verticale dei consumi, in presenza di redditi stagnanti in termini nominali ma in calo in valore reale con la ripresa dell’inflazione.

Qualora la situazione sfuggisse di mano, i rendimenti dei titoli nipponici potrebbero salire velocemente. Basterebbe, infatti un banale incremento di 100 basis points per rendere il peso del debito del tutto insostenibile.

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