Tuesday 16th April 2024,
Pinguinoeconomico

INDIA – POTRA’ SUPERARE LA CRESCITA CINESE?

L’India mette il turbo: il Pil quest’anno crescerà intorno all’8%. Le previsioni sono infatti tutte al rialzo e vanno da un +7,7% ad un +8,5%. Pertanto, in sostanza, la tartaruga indiana potrebbe finalmente superare la locomotiva cinese, quest’ultima con un’aspettativa di  crescita non superiore al 7% nel 2015, ma probabilmente ancora inferiore e la più modesta negli ultimi trent’anni.  Comunque si prevede che l’India avrà l’economia a più forte espansione nel prossimo biennio, malgrado i problemi cronici che affliggono il Paese ed in particolare la carenza di infrastrutture, di energia elettrica e la dilagante corruzione in tutte le sfere della politica, soprattutto locale.

Il nuovo governo indiano, insediato con una maggioranza schiacciante nello scorse elezioni a maggio 2014, si è posto l’obiettivo molto ambizioso di risalire la classifica dei Paesi nei quali si riesce meglio a sviluppare “business”, passando dalla 142esima posizione su 189 Paesi ai primi 25 posti, nel prossimo quadriennio. Questo governo, che gode di una maggioranza plebiscitaria, è molto focalizzato sulla necessità di migliorare l’efficienza del Paese, attuando le riforme anche nel settore finanziario (banche ed assicurazioni), che possano permettere un più facile afflusso degli investimenti stranieri.

Rispetto alla Cina, l’India ha sicuramente un vantaggio demografico. Nel 1980 il 2,18% dei cinesi superava i 65 anni, rispetto al 2,54% degli indiani. A fine dicembre 2014 il rapporto era salito al 16,06% contro il 5,96%. Il 65% della popolazione indiana ha meno di 35 anni.

Diversa è invece la dimensione della crescita sostenuta dalle due economie asiatiche nello stesso periodo (1980-2014). La Cina ha ampliato il Pil di 17 volte, rispetto al solo quadruplo dell’India. Tuttavia, parte di questo “gap” potrebbe essere recuperabile nei prossimi anni, secondo diversi economisti, grazie al vantaggio demografico sopra indicato.

Anche il settore dell’educazione è un grande punto di forza per la futura crescita economica. L’India è infatti la più grande fucina di ingegneri ed il Paese ha un gran numero di eccellenze in settori strategici, come lo sviluppo tecnologico ad elevata produttività.

Il budget 2015 annunciato dal Governo lo scorso 28 febbraio pone un obiettivo di crescita all’11% nominale con un target di inflazione al +3%. In altre parole una crescita reale dell’8%. Il Governo si sta impegnando a rafforzare i settori più deboli dell’economia, vale a dire nella riscossione dei tributi e nell’ampliamento delle infrastrutture. Attualmente l’India riscuote tasse pari al 16% del Pil, ma si pone l’obiettivo di incrementarlo del 50%, portandolo ad un totale del 24%, spostando la tassazione molto più verso i servizi, rispetto a quella dei capitali. La maggiore ricchezza privata e l’incremento conseguente dei consumi dovrebbero agevolare la crescita del Pil.

Anche l’India, come tutti i Paesi emergenti, necessita di incrementare ogni anno l’afflusso di capitali esteri, che si sono  diradati nei decenni scorsi, a causa dell’eccessiva burocrazia e delle politiche anticapitaliste e contrarie allo sviluppo delle multinazionali nel Paese, applicate da alcuni precedenti governi. Eloquente fu la decisione della Coca Cola di lasciare il Paese per alcuni anni alla fine del secolo scorso per protestare contro le crescenti difficoltà di fare business.

La crescita del Paese deve essere assistita da un parallela diffusione più capillare anche del sistema bancario, ancora  primordiale e con tassi di crescita  modesti, rispetto ai corrispettivi mercati emergenti. A tal proposito, non possiamo minimamente parlare di bolla creditizia, a differenza di quella cinese che sta invece già deflagrando.

Non è tuttavia tutto oro ciò che luccica. La Banca Centrale ha infatti tagliato i tassi di interesse dal 6,75% al 6,5%, la seconda volta in meno di due mesi. Difficile che si tratti solo di una mossa preventiva, a seguito dello stesso movimento da parte di oltre venti banche centrali mondiali, ma piuttosto il tentativo di mantenere una crescita sostenuta in un contesto mondiale in evidente deterioramento.

La rupia ha reagito bene ed è una delle poche divise emergenti che hanno resistito allo strapotere del dollaro negli ultimi mesi, riuscendo ad evitare una massiccia svalutazione, peraltro subita lo scorso anno.

Infine, l’India è uno dei pochi Paesi che realmente beneficia del calo dei prezzi del petrolio, a parità di cambio. I consumatori, molto meno indebitati di quelli americani, hanno più disponibilità economica per  consumare grazie al minor costo dell’energia e questo è uno dei motivi della recente revisione al rialzo del Pil.

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