Saturday 20th April 2024,
Pinguinoeconomico

L’INCONGRUENZA DELLE TRIMESTRALI AMERICANE

L’avvio della cosiddetta “earnings season” non smette ogni volta di provocare polemiche tra gli analisti, gli osservatori economici ed i traders. Ciò che interessa al mercato è che le società battano le attese o che annuncino progetti di ristrutturazione che riducano i costi, quasi sempre attraverso immediati e futuri dolorosi tagli del personale, anche significativi.

Già ieri sera abbiamo avuto un esempio lampante di come si svolga il circo mediatico di questo cliché, che va in onda ormai quattro volte all’anno, in seguito alla comunicazione dei dati di Alcoa e Seagate, due società di grosso calibro, tra le prime a pubblicare le rispettive trimestrali.

Il colosso mondiale della produzione di alluminio ha facilmente battuto le attese di utili e ricavi, ma questi ultimi sono calati oltre il 10% rispetto allo stesso periodo del 2015. Tuttavia il titolo è salito del 3,5%, in scia alla notizia, nel mercato serale.

Ancora più paradossale la reazione ai dati di Seagate, una società tecnologica tra le più note al mondo (nata nel 1979), che produce e vende hardware di tutti i tipi. La società, che fattura quasi 15 miliardi di dollari all’anno e dichiara utili netti superiori al 10% dei ricavi, ha battuto le stime sia della prima che dell’ultima riga del conto economico, ma ha annunciato il licenziamento di ben 6.500 persone, pari al 14% dell’intera forza lavoro, incrementando significativamente i 1.400 tagli di personale previsti a giugno. Il mercato ha festeggiato la notizia lanciando il titolo in rialzo del 13%.

Ancora una volta il mercato azionario a stelle e strisce ha dimostrato di essere completamente disallineato dai fondamentali societari e di concentrarsi esclusivamente sugli annunci di nuove operazioni di buybacks, le ristrutturazioni aziendali ed il superamento dei risultati, già ampiamente rivisti al ribasso proprio per essere battuti in misura risibile, ignorando la contrazione dei volumi d’affari e cinicamente anche l’eliminazione di migliaia di posti di lavoro.

Lo stesso “leit-motiv” si riscontra anche in economia dove hanno rilevanza solo la Fed e le sue azioni di politica monetaria, a dispetto dei dati macro che vengono ciclicamente pubblicati.

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