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Pinguinoeconomico

NEWSLETTER (9- 15 NOVEMBRE 2015) – RITORNA LA PAURA

Riprendono a scendere i mercati azionari sulle incertezze per la crescita mondiale, continuamente rivista al ribasso. Crolla anche il prezzo del petrolio e trascina con sé anche la gran parte delle materie prime, dal rame all’oro.

In aggiunta, la sempre più probabile possibilità che la Federal Reserve alzi i tassi di interesse nella riunione di metà dicembre rappresenta una minaccia per la stabilità dei mercati finanziari.

Crescita europea molto modesta nel terzo trimestre ed ulteriore mazzata ricevuta dall’eclatante attentato terroristico di Parigi, a fine settimana. La sensazione di minore sicurezza diminuirà turismo e tempo libero con ricadute sui rispettivi Pil dei Paesi.

MERCATI FINANZIARI: per la prima volta rendimenti negativi nell’asta Bot a 12 mesi, fissati al –0,03%. Rendimenti in calo anche per il titolo decennale americano al 2,28% dal 2,33% della settimana precedente.

Wall Street registra la prima settimana di discesa nelle ultime sette e la peggiore da inizio settembre.

MERCATI EMERGENTI

Valute sotto nuova pressione, a causa della rinnovata forza del biglietto verde.

VENEZUELA: si complica sempre di più la situazione nel Paese sudamericano in seguito all’ ulteriore crollo del prezzo del petrolio. In aggiunta, dopo aver venduto diversi miliardi delle proprie riserve aurifere, il governo ha sequestrato $467 di riserve del Fondo Monetario Internazionale. Il 95% dell’export del Paese dipende dal petrolio, la cui caduta del prezzo ha fatto schizzare le probabilità di un prossimo default.

ARABIA SAUDITA: A $40 dollari al barile iniziano ad aggravarsi i problemi economici anche per l’economia saudita che registra un elevato deficit (15%). Nei prossimi mesi, il principe saudita sarà costretto ad applicare misure di austerità le quali potrebbero provocare disordini alimentati dalle fazioni islamiche più integraliste (sciiti e salafiti).

 

EUROPA (AREA EURO)

Delude la pubblicazione del dato della crescita economica nelle principali economie dell’eurozona nel terzo trimestre. Il Pil scende al +0,3% di incremento sul trimestre precedente ed al +1,6% su base annua. Nello specifico il dettaglio per Paese: Germania +0,3%, Francia +0,3% ed Italia +0,2%.

Cala anche la produzione industriale del -0,3% a settembre sul mese precedente, mentre sale del +1,7% su base annua.

ITALIA: produzione industriale a settembre in crescita dell’1,7% su base annua.

Lieve frenata per la crescita economica in Italia. Secondo le stime preliminari dell’Istat, il Pil è aumentato dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,9% nei confronti del terzo trimestre del 2014. Nel primo trimestre dell’anno il Pil era cresciuto dello 0,4% rispetto al trimestre precedente e nel secondo trimestre dello 0,3%. Il dato del terzo trimestre è inferiore alle attese degli analisti che stimavano un Pil a +0,3%. 

 GRECIA: tasso di disoccupazione ancora molto elevato (Tabella).

NEWS 9 - 15 novembre 2015 - GRECIA DISOCCUPAZIONE

Primo sciopero generale contro il governo di Tsipras insediatosi lo scorso gennaio e rieletto a settembre. Rinviata erogazione di tranche da 2mld di euro del terzo piano di salvataggio da 86 mld fino a quando la Grecia non applicherà le severe misure di austerità definite lo scorso luglio.

 

EUROPA (NON EURO)

NORD AMERICA

STATI UNITI: prezzi alla produzione in calo ad ottobre del -0,4% sul mese precedente per il secondo mese consecutivo dopo il -0,5% di settembre.

Vendite al dettaglio che registrano, invece, un incremento modesto del +0,1% rispetto a settembre, contro una previsione di crescita del +0,3%.

L’indice dei consumi pubblicato dall’Università del Michigan cresce di 3.1 punti a 93.1 dai 90.0 di settembre.

TRIMESTRALI USA: settimana negativa per diversi pesi massimi del settore delle vendite al dettaglio che presentano trimestrali molto deludenti con conseguente pesante calo dei titoli in Borsa per Nordstrom, J.C. Penney, Gap e Macy’s.

 

ASIA e OCEANIA

In Birmania stravince il partito del leader dell’opposizione, la Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, che ottiene il 90% dei seggi. Si apre pertanto una fase nuova per il Paese verso una transizione democratica che aprirà le porte agli investimenti internazionali dopo anni di buio.

GIAPPONE: indice dell’attività industriale cala del -0,4% a settembre sul mese precedente, rispetto all’incremento del +0,2% del mese di agosto.

CINA: indice dei prezzi al consumo sale del +1,3% ad ottobre sull’anno precedente, in discesa rispetto al +1,6% di settembre. I Prezzi alla produzione rimangono in deflazione per il terzo mese consecutivo, registrando un calo del -5,9%.

Produzione industriale cresce del +5,6% ad ottobre, rispetto al +5,7% di settembre ed al +5,8% previsto.

Vendite al dettaglio salgono ad ottobre dell’11%, seguendo il deludente +10,9% di settembre.

Male le esportazioni che crollano del -6,9% ad ottobre sull’anno precedente, in scia al calo di settembre del -3,7%, mentre le importazioni scendono del -18,8% rispetto al -20,4% registrato a settembre.

news 9 -15 NOVEMBRE 2015 - CHINA IMP-EXPORT

INDIA: sorpresa al ribasso per la produzione industriale che sale solo del +3,6% a settembre rispetto all’incremento del +6,3% di agosto.

 

MATERIE PRIME: realizzi sulle materie prime, l’indice Crb si avvicina ai minimi di agosto. Rame -3.5% nella settimana, peggior settimana in due mesi e quinta consecutiva di discesa. WTI (petrolio texano) -8.7%, peggior settimana da dicembre 2014, che si avvicina pericolosamente a quota $40.

Oro scivola fino a $1.083 estendendo il calo al 5,2% settimanale.

BANCHE: tassi: le aspettative di una riduzione del tasso dei depositi della Bce spingono al ribasso i rendimenti a breve; euribor a 6 mesi negativo. Crescono le attese per una riduzione del tasso dei depositi da parte della Bce nella riunione del 3 dicembre; benchmark tedesco a 2 anni a -0,33%

VALUTE: dollaro/euro invariato a 1.075.

SINTESI: il possibile rialzo di solo un quarto di punto dei tassi di interesse americani preoccupa le principali economie mondiali. La scorsa settimana, sei membri del Board della Federal Reserve, inclusa la Yellen, hanno confermato che il cambio di politica monetaria è molto vicino.

Tuttavia, anche un modesto rialzo dei tassi di interesse è in grado di far deragliare il modesto recupero dell’economia statunitense e di quella mondiale in generale, afflitta da una mostruosa sovra capacità produttiva e da un eccesso di debito che è diventato una zavorra ormai insopportabile.

La realtà è che il mondo finanziario è ormai drogato “addicted” ad anni di tassi bassi e ormai negativi, ragione per la quale un passaggio alla politica economica restrittiva avrebbe un impatto economico negativo sicuramente non indifferente. Tutto questo dopo che gli Stati Uniti hanno già stampato 4,5 trilioni di dollari di carta moneta che, in aggiunta a quello delle altre Banche Centrali, superano i 13 trilioni con risultati più che deludenti ed ormai anche contro producenti.

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