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Pinguinoeconomico

NEWSLETTER (SETTIMANA 20 – 26 APRILE 2015)

La insana follia non ha limiti. Dopo qualche mese di imprevista stabilizzazione, gli indici azionari americani si impennano e portano il Nasdaq, 15 anni dopo il precedente massimo, e lo S&P500 ai nuovi massimi storici. L’euforia prosegue anche sui mercati asiatici, malgrado indici PMI manifatturieri in calo dalla Cina al Giappone, all’Europa fino agli USA.

Tutto questo mentre la crisi Greca è tutt’altro che risolta e sembra sempre nel pieno di esplodere ed i segnali di rallentamento mondiale si confermano sempre più evidenti con diverse società americane che evidenziano cali di fatturato significativi.

MERCATI FINANZIARI: rallentano solo i mercati azionari europei, mentre la Cina raggiunge il +120% dallo scorso luglio e l’indice Nikkey (Giappone) supera i 20.000 dopo quindici anni.

Mercato obbligazionario periferico europeo che recupera, solo in minima parte, il calo della scorsa settimana. Male il bund che risale a 17 centesimi dopo la dichiarazione di Bill Gross, il più noto gestore mondiale di fondi obbligazionari che afferma che il titolo governativo tedesco potrà solo scendere da questi incredibili livello di prezzo, esortando a venderlo ora anche se acquistato dalla Banca Centrale Europea.

Rimane molto alta, invece, la volatilità sui titoli greci che recuperano e perdono anche 100 basis points in una sola seduta a seconda delle aumentate o ridotte possibilità di default del Paese, percepite dagli investitori.

MERCATI EMERGENTI

RUSSIA: economia in ripresa rispetto alle previsioni funeste dello scorso anno, come descritto in un recente articolo.

TURCHIA: economia in difficoltà che si riflette nella continua svalutazione della moneta: record negativi per la lira turca che raggiunge i 2,74 contro dollaro, ma si indebolisce anche nei confronti dell’euro fino a 2,95. La crescita economica è rivista in ulteriore ribasso fino al +2% nel 2015, rispetto al 4% previsto.

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EUROPA (AREA EURO)

GERMANIA: prezzi alla produzione +0.10% a marzo su febbraio, rispetto a +0.20% previsto. Sull’anno precedente, -1.70% (stima -1.60%; mese precedente -2.10%)

La fiducia delle imprese tedesche è salita al massimo da circa un anno nel mese in corso, a conferma del passo spedito con cui la principale economia europea ha iniziato il secondo trimestre.

L’indice Ifo, che misura la fiducia delle imprese, calcolato sulla base di un sondaggio mensile condotto su circa 7.000 imprese, è balzato a 108,6 ad aprile dal 107,9 a marzo. La lettura, la migliore da giugno 2014, si è rivelata inoltre leggermente più alta del consenso Reuters a 108,4.

L’indice elaborato dalla società di ricerche Zew ha invece registrato un calo a 53,3 punti, dai 54,8 di marzo, una frenata inattesa, ed il primo calo da ottobre 2014, che ha deluso le attese degli analisti che si erano preparati ad un rialzo a 55,5 punti.

La fiducia dei consumatori tedeschi segna un massimo da 13 anni e mezzo a maggio, grazie alle attese per un aumento dei redditi, anche se la continua incertezza sulla Grecia intacca la volontà di spendere. E’ quanto emerge dall’indice GfK che, elaborato sulla base di un’indagine su un campione di 2.000 cittadini, è salito a maggio a 10,1 dal 10,0 di aprile. Si tratta della miglior lettura dall’ottobre 2001, appena al di sotto del consenso Reuters per 10,2.

FRANCIA: Il Pmi manifatturiero francese, già in fase di contrazione, è peggiorato, accelerando al ribasso da 48,8 punti a 48,4 punti, al valore più basso in due mesi.

Stando a quanto reso noto da Markit, il Pmi servizi della Francia è sceso al minimo in tre mesi ad aprile, a 50,8 punti, vicino ai 50 punti, la linea di demarcazione tra fase di contrazione – valori al di sotto – e di espansione – valori al di sopra.

FINLANDIA: il governo finlandese di grande coalizione paga il pedaggio politico di tre anni di recessione e di un innegabile declino, uscendo sconfitto dalle elezioni della scorsa settimana. Gli subentrerà un nuovo esecutivo, ancora da definire, guidato dall’imprenditore miliardario Juha Sipila, leader del Partito di Centro, di cui potrebbero far parte anche i Finlandesi, il movimento euroscettico di Timo Soini.

La Finlandia ha alle spalle tre anni di recessione. È stata segnata dalle difficoltà delle proprie industrie di punta, dall’elettronica alla carta ed ora deve fare i conti con un aumento della disoccupazione al 10,4%, decidendo su quanto affondare i tagli alla spesa, ridimensionando il tanto amato welfare.

ITALIA: calo delle vendite al dettaglio a febbraio; Confindustria stima a +0,2% la crescita del Pil del primo trimestre al ribasso rispetto alle previsioni del Governo (+0,4%).

SPAGNA: il tasso di disoccupazione è rimasto sopra il 20% (23,6%) da quattro anni e mezzo e non si prevede che possa scendere sotto questa soglia almeno fino al 2020.

GRECIA: le attuali tensioni sul futuro economico del Paese minacciano di azzerare la crescita economica, per il corrente anno (+0,6%), di cui il Paese ha bisogno per sopravvivere e restituire la montagna di debiti ai suoi creditori.

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Riunioni, incontri, summit: fiumi di parole spesi senza alcuna soluzione. Intanto mancano 300-400 milioni per pagare stipendi e pensioni a fine mese ed il Governo ha chiesto di rastrellare i fondi regionali trovando la forte resistenza delle autorità locali.

La decisione del governo greco ha mandato un altro segnale preoccupante sulla situazione delle casse pubbliche del Paese. Lunedì 20 aprile, infatti, il governo di Atene ha approvato un decreto che obbliga tutti gli enti pubblici e le società statali, con l’unica eccezione dei fondi pensione, a trasferire le proprie riserve di liquidità alla Banca Centrale greca. La misura, preannunciata già la scorsa settimana, non necessita dell’approvazione parlamentare ed è giustificata, dice il decreto, da bisogni estremamente urgenti e imprevisti. La mossa dovrebbe fruttare circa 1,2 miliardi di euro, così che probabilmente il governo potrà pagare per questo mese gli stipendi e le pensioni dei dipendenti pubblici».

La situazione greca appare bloccata in una contraddizione: da una parte nessuno parla apertamente di un default del Paese e vuole pensare alle sue conseguenze, assai probabilmente catastrofiche nell’immediato; dall’altra, i negoziati del governo Tsipras con i creditori internazionali proseguono tra mille difficoltà e una serie di prossime scadenze dipinge uno scenario quasi disperato.

Le date e le cifre parlano da sole. Il totale dei prestiti internazionali alla Grecia, il cosiddetto bailout, è di 240 miliardi di euro, concordati tra il 2010 e il 2012. Le scadenze, in queste settimane, sono molte e frequenti: di qui a metà luglio, con importi tra gli 85 e i 745 milioni di euro – e altrettante emissioni di titoli di stato da rifinanziare.

Entro il solo mese di maggio, la Grecia deve trovare circa 2 miliardi di euro per pensioni e stipendi pubblici, più un miliardo per il Fondo Monetario Internazionale. Nel frattempo, il governo greco ha rilasciato dichiarazioni piuttosto confuse e contraddittorie, dicendo prima che tutte le scadenze saranno rispettate e che stipendi e pensioni non sono a rischio, ma poi che questi ultimi avranno la precedenza sul pagamento al Fmi, facendo balenare il sospetto che le scadenze internazionali non saranno rispettate. In questa situazione finanziaria che peggiora settimana dopo settimana, molto dipende dal pagamento dell’ultima tranche del prestito internazionale, 7,2 miliardi di euro. Quei soldi sono stati bloccati dopo che, nelle primissime ore in carica, il governo guidato dal partito di sinistra Syriza ha annunciato il blocco di molti piani di privatizzazione e degli interventi nello stato sociale decisi dai predecessori.

Come precondizione per erogare l’ultima rata, l’Unione Europea vorrebbe che la Grecia presentasse una lista di riforme. Il Paese spera anche che l’11 maggio una riunione dell’Eurogruppo giri alla Grecia 1,9 miliardi di euro di profitti sui titoli di Stato di Atene detenuti dal sistema comunitario; il giorno successivo scade la rata più onerosa tra quelle dovute al Fmi nel prossimo futuro, da oltre 700 milioni di euro.

Nel frattempo, da sabato scorso funzionari greci stanno trattando con rappresentanti del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Centrale Europea e del Meccanismo di Stabilità Europeo – il fondo salva-stati dell’Ue – a Parigi, proseguendo i negoziati tenuti a Bruxelles nelle ultime settimane.

Ma i rapporti tra il governo di Syriza e le autorità europee sono stati tutt’altro che semplici fin dall’inizio. Juncker ha detto a proposito del «problema» con la Grecia che i funzionari locali «non stanno collaborando nel modo in cui vorremmo, perché la nostra squadra giù ad Atene, il nostro gruppo tecnico conoscitivo, non ha il permesso di entrare nei ministeri, il che non è solo curioso ma anche inaccettabile».

Le difficoltà greche hanno portato i titoli di stato a nuovi record nei rendimenti, che hanno raggiunto il 28 per cento per quelli a tre anni, il livello più alto dal 2012. Le decisioni per arrivare a una soluzione concreta che dia un minimo di stabilità a medio termine sono rimandate ai primi di maggio, con la riunione dell’Eurogruppo. La speranza, per la Grecia e per l’Europa, è che non sia troppo tardi.

L’indice azionario settoriale delle banche greche è crollato del -99% dal 2007.

news 20 - 26 aprile 2015 - greek banks

EUROPA (non euro)

CROAZIA: migliaia di croati, che detengono mutui in franchi svizzeri, sono scesi in piazza a Zagabria per protestare contro il governo e chiederne le dimissioni, per ottenere la ristrutturazione dei debiti in valuta. Si tratta di 60k persone che hanno finanziamenti in franchi svizzeri per un totale di $3,85 milioni, contratti in larga misura nel 2000 quando i tassi di interesse sulla valuta elvetica erano molto bassi.

NORD AMERICA

STATI UNITI: crolla l’indice PMI manifatturiero a causa della caduta verticale dei nuovi ordini. L’indice scende a 54.2 ad aprile dai 55.7 del mese precedente. I nuovi ordini calano, invece, per la prima volta dal novembre 2014.

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Il Dipartimento del Commercio ha comunicato che le vendite di nuove case sono calate negli USA a marzo del -11,4% a 481.000 unità. Si tratta del più basso livello da novembre. Gli economisti avevano atteso un calo a 520.000 unità. Il dato di febbraio è stato rivisto al rialzo, da 539.000 a 543.000 unità. Il prezzo medio di vendita è sceso a marzo, da anno ad anno, del -1,7% a $277.400

TRIMESTRALI USA

Crollano i fatturati di McDonalds ed IBM. La prima chiuderà 2.800 ristoranti in tutto il mondo ed entrambe evidenziano una discesa del giro di affari del -11,9% sull’anno precedente. Per IBM, si tratta del 12esimo consecutivo di discesa dei ricavi su base annua e del più basso fatturato ($19,8 miliardi) registrato da inizio 2009.

Anche Microsoft, Yahoo e Google registrano fatturati in calo (le prime due) o inferiori alle stime (Google), ma sono comunque premiati dal mercato in una sorte di isteria collettiva per i titoli tecnologici. Per lo stesso motivo, anche Amazon che dichiara ampie perdite, ma meno del previsto e prevede un utile operativo per il secondo trimestre, balza in una sola seduta del +15% al nuovo massimo storico, aumentando la sua capitalizzazione di altri $25 miliardi a valutazioni stellari, per una azienda che non guadagna soldi da 12 trimestri consecutivi.

ASIA e OCEANIA

GIAPPONE: indice PMI manifatturiero si contrae a 49.7 dai 50.8 della stima ed i 50.3 di febbraio. E’ la prima volta che ritorna sotto la soglia dei 50 dal luglio 2014.

La bilancia commerciale torna in surplus a marzo di un modesto 3,3 miliardi di yen (30 milioni di euro circa), rispetto ad una previsione di deficit di 409 miliardi. E’ il primo dato positivo dopo 48 mesi di deficit, risultato ottenuto non grazie all’aumento dell’export, ma al collasso dell’import (-14,5% sull’anno precedente e peggior dato dal marzo 2009)

news 20 - 26 aprile 2015 - JAPAN TRADE DEFICIT

Ecco il crollo delle importazioni:

news 20 - 26 aprile 2015 - JAPAN IMPORT

CINA: taglio di 100 basis points, oltre il previsto, sulla riserva obbligatoria bancaria che potrebbe liberare altri 1,3 trilioni di yuan in prestiti per sostenere un sistema economico già pesantemente indebitato.

Indice PMI manifatturiero scende a 49.2, peggior dato da aprile 2014, ma il mercato azionario continua la sua folle corsa (+120% da luglio).

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In Cina, il default di una delle più importanti società immobiliari, Kaisa Group Holdings Ltd che non è riuscita a pagare 52 milioni di dollari di interessi sui bond emessi ha destato preoccupazioni nei sottoscrittori di bond del settore immobiliare cinese che ammontano a 21 miliardi di dollari. Ciò non ha per ora scalfito anche l’ascesa dell’indice azionario di Hong Kong, in positivo del 17% da inizio anno, sostenuto da misure espansive della Banca Centrale Cinese.

NUOVA ZELANDA: il Paese ha registrato il più basso tasso di inflazione negli ultimi 15 anni nel primo trimestre, lasciando nuovo margine alla Banca Centrale per abbassare i tassi di interesse.

L’indice dei prezzi al consumo è salito a marzo del +0,1% rispetto allo scorso anno, il minor incremento dal terzo trimestre 1999, ed è sceso del -0,3% rispetto al quarto trimestre 2014.

MATERIE PRIME: petrolio che raggiunge nuovi massimi di prezzo per il 2015 fino a $58. Gli operatori si entusiasmano per una minima contrazione della produzione (18k barili/giorno) che rimane tuttavia su livelli massimi (9.366 milioni). L’Arabia Saudita, invece, continuerà a spingere la propria produzione per mettere in difficoltà i produttori americani di shale oil, metà dei quali potrebbero chiudere entro la fine dell’anno, qualora le quotazioni rimangono su livelli così depressi.

Rame, carbone e ferro continuano, invece, a deprezzarsi. Una conferma che le economie stanno vistosamente rallentando. Non tutti sanno infatti che la Cina è la più grande consumatrice al mondo di ferro e che il carbone è ancora la materia prima più utilizzata per produrre energia (42%).

Il rame è crollato del -6% in due sedute, dopo la decisione della Banca Centrale cinese di tagliare il tasso di 100 basis points sulla riserva obbligatoria delle banche, tornando al livello di cinque settimane fa.

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Crolla anche l’oro a $1.175 per l’entusiasmo del nuovo record dell’indice tecnologico americano (Nasdaq)

BANCHE: euribor a 3 mesi negativo. Nessuno ci avrebbe mai scommesso qualche anno, ma nemmeno qualche mese fa. Draghi, invece, è stato capace di creare l’impossibile: il tasso di riferimento bancario sotto zero, una vera follia. Vedremo quali sviluppi nefasti avrà nel prossimo futuro.

VALUTE: settimana stabile per il cambio dollaro/euro con quest’ultimo che si rafforza oltre 1,08, nonostante le notizie allarmanti sulla salute delle finanze greche.

SINTESI: 78 miliardi sono usciti dai mercati azionari americani in 9 delle ultime 10 settimane. I volumi continuano a decrescere e le mani forti sono pronte per lasciare il cerino in mano ai soliti “stupidi” risparmiatori. Utili manipolati e fatturati in sensibile diminuzione confermano che la prima economia al mondo è in rallentamento. La prossima settimana sarà anche pubblicato il dato del Pil del primo trimestre, previsto in una forchetta tra lo zero e l’uno percento.

La Grecia si avvicina alle scadenze di fine mese, ma non è noto con quale scenario. Il Paese è ormai in bancarotta ed il sistema bancario è sostenuto solo dagli interventi straordinari della BCE che ha messo a disposizione fino a 74 miliardi di euro per evitare una forte crisi di liquidità.

A queste notizie note si aggiunge la Cina, con una bolla azionaria gigantesca mentre una delle più grandi società immobiliari entra in default sul proprio debito. Non è certo la prima società che deraglia, ma il contagio è ormai prossimo in una economia che ha vissuto per trent’anni oltre i propri mezzi e che nell’ultimo triennio ha aumentato i propri debiti in misura esponenziale, imparando e superando i maestri americani.

Questa bolla planetaria sembra non avere mai fine e continua, invece, ad alimentarsi. Tuttavia, i segnali di una prossima catastrofe sono sempre più evidenti, ma i nostri banchieri centrali li ignorano oppure si sono già scavati la fossa e non sanno come uscirne.

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