Il trimestre in corso si chiude con un risultato neutrale e leggermente positivo per i principali mercati azionari sia europei che americani, che tamponano la discesa di agosto e ritornano con un bel settembre ai livelli di luglio e, in alcuni casi (Italia), li superano per quanto riguarda il Vecchio Continente.
La debolezza di agosto è stata recuperata nel mese di settembre: i mercati americani sono arrivati a meno di mezzo punto percentuale dai nuovi massimi storici, solo la scorsa settimana.
Le incertezze sulla crescita mondiale, le tensioni commerciali USA-CINA e l’approssimarsi della scadenza della Brexit senza un’idea precisa sulle modalità di uscita non sembrano aver spaventato Wall Street, che prosegue imperterrita la sua marcia al rialzo.
TRUMP e LA FED
Wall Street e la sua crescita ininterrotta appaiono sempre di più il volano necessario al presidente per la sua rielezione nel novembre 2020.
La Casa Bianca è cosciente che anche l’economia americana stia rallentando, seppur in misura più lieve rispetto a quella mondiale ed europea, e vuole evitare shock nei mercati finanziari.
Gli investitori americani stanno beneficiando sia dell’ascesa del mercato azionario che di quello obbligazionario e quelli stranieri anche della rivalutazione del dollaro, che ha raggiunto i massimi dal maggio 2017, rispetto alla moneta unica.
La sostenibilità del trend ascendente del mercato azionario è talmente importante per l’attuale presidenza, che Trump ha iniziato, sin dalla fine dello scorso anno, a fare pressioni pesanti sul Chairman della Federal Reserve affinché cambiasse radicalmente la sua politica monetaria, passando da un approccio restrittivo fino allo scorso dicembre ad uno molto più espansivo con decorrenza immediata.
L’ECONOMIA AMERICANA
La crescita si aggira intorno al due percento rispetto allo scorso anno. Tale livello è in valore assoluto molto soddisfacente rispetto a quello stagnante di molte economie mondiali e del Giappone, ma assai deludente se si tiene conto dell’impegno nell’ultimo decennio della Fed nel sostenere l’economia e della riforma fiscale draconiana approvata nel 2017 ed i cui effetti sono già svaniti.
Gli utili aziendali sono in calo ed alcuni settori sono in difficoltà già da diversi mesi: in particolare l’agricoltura, l’automotive e l’estrazione petrolifera con le nuove tecniche di perforazione (shale oil).
Il vero pilastro dell’economia domestica sono ancora i consumi privati, che oltrepassano i due terzi del Pil, ma preoccupa il livello di indebitamento privato, che si avvicina a quello precedente la crisi del 2008.
LE PREVISIONE DEL QUARTO TRIMESTRE
Per alcuni versi la situazione del mercato azionario americano ricalca esattamente quella dello scorso anno alla fine di settembre, vicino ai massimi storici.
In realtà, le prospettive socio-politico-economiche si sono deteriorate rispetto allo scorso anno, ma quello che più conta è il cambiamento di atteggiamento della Fed, che ha sostenuto il grande recupero dallo scorso Natale e che continuerà fino alla fine dell’anno.
Le incognite geo politiche ed economiche sono presenti, ma anche già scontate nelle quotazioni, che potrebbero ulteriormente decollare a Wall Street qualora gli Stati Uniti raggiungessero un accordo commerciale con la Cina.
I risultati delle aziende del trimestre che sta terminando saranno probabilmente deludenti, ma ininfluenti per provocare una correzione del mercato.
Il mercato ha confermato la sua solidità e la capacità di buttarsi dietro le spalle tutte le notizie negative che in quest’ultimo periodo non sono mancate.
Anche la mancanza di liquidità di alcuni intermediari interbancari, che ha costretto la Fed ad intervenire prontamente con una serie di operazioni di finanziamento, tranquillizzando gli investitori sulla solvibilità del sistema finanziario.
BOND, OIL e METALLI PREZIOSI
Le obbligazioni hanno ripreso a salire, spingendo i rendimenti al ribasso, dopo aver corretto gli eccessi di agosto. E’ presumibile che il trend prosegua e c’è chi prevede ulteriori record al ribasso.
Il petrolio è sempre più volatile, condizionato dalle tensioni medio orientali sempre più accentuate. Le quotazioni del greggio spaziano tra i 52 e 62 dollari al barile da almeno un anno e solo una perforazione di questo rettangolo darà un’indicazione precisa sulla futura direzione dell’oro nero.
Il rally di inizio anno dei metalli preziosi ha avuto una correzione da inizio settembre. Il rialzo resta ancora corposo e dovrebbe proseguire in scia alla politica molto accomodante delle Banche Centrali, che hanno portato fino a 17 trilioni di dollari di obbligazioni nel mondo in rendimento negativo costringendo gli investitori a cercare rendimenti alternativi anche in assets senza cedole o dividendi.
L’INCOGNITA DEL BIGLIETTO VERDE
Il dollaro è il sorprendente trionfatore del terzo trimestre e difficilmente perderà questo scettro anche nell’ultima parte dell’anno. La valuta da inizio luglio si è rafforzata da 1,135 a 1,095 nei confronti dell’euro contro tutte le previsioni e mettendo sotto pressione molte divise emergenti tra cui, da inizio agosto, anche lo yuan cinese.