Friday 29th March 2024,
Pinguinoeconomico

WALL STREET – DUE MESI SULL’OTTOVOLANTE

Con la chiusura del mese di aprile è terminato il bimestre più volatile della storia del mercato azionario americano.

Nelle nove settimane, comprese tra il 23 febbraio e fine aprile, lo S&P500 ha ceduto il 33% nelle prime tre e recuperato quasi il 30% nelle successive sei. Al 29 aprile l’indice perdeva solo il 12% dai massimi di febbraio ignorando i 30 milioni di disoccupati creati dall’inizio del lockdown. In aggiunta, i dati macro economici pubblicati nel mese di aprile sono stati disastrosi, tra indici PMI, consumi e Pil del primo trimestre, e peggioreranno nel mese in corso anche con le riapertura di gran parte delle attività.

 

IL VIRUS e LA FED

Sul rialzo di Wall Street, in corso da oltre dieci anni e divenuto parabolico negli ultimi sei mesi, si è abbattuto come una furia il contagio ed i lockdown, prima europei e successivamente anche americano.

La violenza della discesa è stata la più veloce di sempre e l’indice non ha trovato sostegno se non nella solita Banca Centrale domestica, chiamata al capezzale non solo dell’economia ma anche del principale mercato azionario mondiale.

I 2,3 trilioni di assets già acquistati dalla Federal Reserve dall’inizio della crisi hanno galvanizzato Wall Street, la quale ha scommesso, forse un po’ precipitosamente, in un recupero a V dell’economia e ancora una volta nel paracadute infinito da parte della Banca Centrale.

 

IL PROSSIMO TREND

Dopo il minimo conseguito il 20 marzo a quota 2.190, l’indice è rimbalzato fino a 2.650 il 31 marzo. Successivamente, dopo un breve ritracciamento fino a 2.447 punti, dal 7 di aprile il listino ha ricominciato a correre mettendo a segno il miglior mese negli ultimi 32 anni ed il terzo più profittevole di sempre. Giorno dopo giorno, lo S&P500 si è spinto fino a 2.960 punti, importante resistenza oltre la quale si rivede la famosa quota 3.000.

Malgrado le brillanti trimestrali delle società tecnologiche pubblicate la scorsa settimana, l’indice ha tuttavia frenato decisamente nell’ultima seduta di fine aprile e nella prima di maggio scendendo a 2.830 punti.

La discesa non implica una ripresa del ciclo ribassista, malgrado le severe implicazioni economiche del virus non si siano ancora esplicitate nella vita reale.

In definitiva, non vi sarebbe nessun problema se l’indice digerisse questo corposo rialzo e scendesse fino a 2.650 punti, livello al di sotto del quale potrebbe diversamente ripuntare ai minimi di marzo.

Gli stessi minimi sono giudicati da alcuni analisti il “bottom” del mercato in quanto realizzano un doppio minimo con quelli del dicembre 2018.

 

RIAPRONO LE ECONOMIE

Le banche Centrali sono riuscite a mettere un freno alla crisi di panico e liquidità riducendo i rischi di insolvenze immediati.

La riapertura sarà tuttavia lenta e saranno necessarie settimane e mesi prima che tutte le attività si riavviano, mentre quelle che necessitano un maggior distanziamento sociale quali il turismo e la ristorazione avranno bisogno di una lunga fase di rodaggio.

Il tasso di disoccupazione supererà nei prossimi mesi la soglia del 20%, inferiore solo al 25% della Grande Depressione e la solvibilità di diverse aziende sarà messa a dura prova se i ricavi non torneranno presto ai livelli pre crisi.

Le materie prime ancora non riescono a rimbalzare e forse non hanno ancora toccato il fondo e questo non è un segnale favorevole di ripresa della crescita economica.

Il mese di maggio sarà la cartina di tornasole per capire il vero impatto economico del virus, non solo sull’economia reale ma anche su Wall Street e verificare se il vecchio adagio “sell on may and go away” sarà ancora di moda.

 

 

 

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