Thursday 28th March 2024,
Pinguinoeconomico

GRECIA – DOPO IL DEFAULT USCIRA’ DALL’EURO ?

Tsipras sembra scherzare con il fuoco ed indice un referendum popolare per decidere sul destino della Grecia: accettare o meno le condizioni imposte dalla Troika per un nuovo piano di salvataggio oppure andare in default ed aprire un nuovo capitolo inesplorato, ma altrettanto doloroso per il futuro della popolazione.

In realtà gli eventi si accavallano molto velocemente. In seguito a questa decisione, il primo ministro è stato costretto ad imporre il controllo dei capitali e chiudere le banche per un periodo indefinito.

Successivamente, la Grecia è già andata in default non essendo stata in grado di onorare la tranche di debito al Fondo Monetario Internazionale prevista per il 30 giugno.

I mercati non si sono scomposti e dopo una giornata di alta tensione lunedì alla riapertura hanno recuperato metà delle perdite mercoledì, sulla notizia di un mezzo passo indietro di Tsipras che è poi stato respinto dalla Merkel e dalla UE che preferiscono, come se fosse una scelta indifferente per la popolazione attendere l’esito del referendum di domenica.

Ma cosa c’è dietro la scelta e dove stanno le colpe di questa prossima tragedia che già si delinea, comunque sarà l’esito del referendum, ogni giorno di più in cui le Banche rimarranno chiuse condannando il Paese a nuove sofferenze e miserie.

In pratica tutti sono usciti perdenti da questo nuovo round di negoziati. A seguito della decisione del governo greco, chi ci rimette in modo significativo è, in prima istanza, il popolo greco, ma anche l’Europa sopporterebbe gravi perdite, ben peggiori, anche se spalmate su tutti i Paesi dell’Unione in misura proporzionale al loro peso percentuale nell’Unione Europea.

Pertanto questo ulteriore braccio di ferro sembra una follia controproducente, mentre in realtà il tentativo di Tsipras e Varoufakis, il suo ministro delle finanze, è quello di ottenere una significativa riduzione del debito che renda lo stesso più sostenibile e rilanciare un’economia piegata dalla crisi, dall’austerità e dal susseguirsi di una classe politica incapace e responsabile dell’attuale disastro economico.

Non è quindi tutta colpa del primo ministro, ma soprattutto di coloro che lo hanno preceduto e che lo hanno costretto ad alzare l’asticella ed i toni dello scontro.

Anche lo stesso Tsipras credeva che sarebbe stato più facile e che l’Europa, al pari degli altri membri della Troika, avrebbe ceduto ed anche velocemente. Il ricatto od il bluff, ammesso che ci siano stati, non hanno però funzionato e di fronte al baratro il governo greco ha fatto una serie di proposte valide di nuovi tagli ed aumenti di tasse le quali, tuttavia, non sono state considerate sufficienti dai suoi creditori.

Anche questi ultimi stanno, però, giocando d’azzardo e pesantemente, ma non avendo alcuna idea di come la partita possa finire.

Quello di cui nessuno si sta preoccupando è la situazione dell’economia greca, che peggiora di giorno in giorno con le banche chiuse ed il sistema dei pagamenti praticamente al collasso, il tutto dopo sette anni di pesante crisi e della quale non si vede la fine.

Intanto con una progressione sorprendente, i pochi greci che ancora pagavano le tasse hanno smesso di farlo, mese dopo mese dall’elezione di Tsipras e hanno svuotato le banche. Quale futuro ci possa essere per questo Paese quando il cittadino non si fida più delle istituzioni e non adempie ai propri doveri civici? Credo che la risposta sia la disgregazione sociale.

Ormai non è più questione di referendum, del suo esito o di quale sarà il prossimo governo greco. Il destino è già segnato quando le casse pubbliche sono vuote.

Adesso rimane solo un dubbio se oltre al default la Grecia rimarrà nell’euro. Gli stessi economisti che affermavano che il Paese avrebbe evitato il default, ora sostengono che rimarrà nella moneta unica. Ma a quale titolo e con quale risorse possano coabitare e sopravvivere nell’economia mondiale nessuno lo sa.

Continuiamo a navigare a vista, come si è fatto con esito disastroso negli ultimi anni, mentre il turismo crolla, scarseggia la benzina nelle isole ed i supermercati si stanno svuotando, in quanto la mancanza di contanti sta strozzando l’economia.

Davvero pensiamo che le banche possano aprire martedì e che la situazione si possa regolarizzare in pochi giorni? L’esito del referendum sarà molto discusso, perché c’è poca differenza tra i due schieramenti, i quali – tra l’altro – voteranno più per il loro portafoglio che in base alla loro ideologia politica che non ha più alcun valore.

In questo contesto triste ed ingarbugliato l’Europa è preoccupata solo delle conseguenze economiche per una sempre più probabile uscita della Grecia dall’euro. Nessun accenno ai propri errori ed agli interessi salvati delle banche francesi e tedesche nel 2010, che ora sono ricaduti sulle spalle dei cittadini europei, ed all’imposizione alla Grecia di una severa politica di austerità che ha distrutto in modo irreparabile l’economia del Paese.

A ciascuno le proprie responsabilità per la prossima disgregazione economica dell’Europa.

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