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Pinguinoeconomico

LA TEMPESTA PERFETTA

Pinguinoeconomico 11 Marzo 2013 Newsletter Nessun commento su LA TEMPESTA PERFETTA

Anche la Banca Mondiale rivede al ribasso le stime di crescita a gennaio per il corrente anno rispetto alle stime di giugno 2012. Mondo a +2,4% rispetto al +3% con tagli per tutte le economie principali ma anche per i Paesi emergenti, anche se più contenuti.

Siamo ancora al punto di partenza: le politiche espansive delle Banche Centrali adottate negli ultimi quattro anni non hanno generato sufficiente crescita economica e nemmeno risolto alcuni dei problemi strutturali, debito e crollo dell’occupazione in primis, malgrado la potenza degli strumenti utilizzati.

L’Europa è in recessione come conferma il dato negativo della crescita del PIL nel quarto trimestre 2012 ed il continuo aumento della disoccupazione che a febbraio raggiunge l’11,9% nell’area UE. Al progressivo declino, che sembra inarrestabile, delle economie mediterranee si aggiunge anche la decrescita nell’Europa centrale: Olanda, Francia e persino la Germania arretrano.

La ripresa è spostata al secondo semestre dell’anno. Abbiamo sentito le stesse sirene suonare anche nel 2012 ma invano. La crisi, a differenza delle precedenti, è diventata strutturale ed il crollo dei consumi non lascia intravedere un cambio di rotta nel breve periodo.

 

STATI UNITI

Fiducia dei consumatori scende a gennaio ai livelli dell’agosto 2010.

PIL (I uscita) del q42012 inaspettatamente negativo -0,1% sul precedente. A pesare sul dato il crollo delle spese militari (-22%), il più significativo dal 1972 (post-Vietnam), il calo degli inventari  e quello delle esportazioni. La prima revisione del dato a febbraio è stata positiva (+0,1%) ma solo a livello statistico.

Le vendite natalizie sono cresciute di un modesto +0,7% rispetto al 2011, l’incremento più contenuto dal 2007 e ben al di sotto delle previsioni (oltre +3%).

Le esportazioni sono cresciute del +4,5% nel 2012 rispetto al precedente anno contro il +16% di crescita del 2011.

Le vendite al dettaglio crescono a gennaio del +0,1%, livello molto contenuto rispetto agli anni precedenti.

Anche il mercato immobiliare, per quanto in forte ripresa dai livelli depressi del 2011, sembra stabilizzarsi e rallentare il ritmo di crescita a doppia cifra registrato nel 2011 malgrado i tassi sui mutui rimangano a livelli storicamente molto bassi.

Disoccupazione in lieve rialzo a febbraio a gennaio al 7,9% ma scende a febbraio al 7,7%, livello più basso da dicembre 2008 e con 236k nuovi occupati nel mese. Rimane stabile ed elevatissima al 14,3% la vera disoccupazione che tiene conto dei lavoratori che lavorano part-time e vorrebbero essere invece pienamente impiegati. Ci sono ancora 6,4mln di occupati in meno rispetto a novembre 2007. Continua infatti a diminuire il tasso dei lavoratori occupati rispetto alla popolazione attiva con i nuovi assunti inferiori al numero di coloro che escono dal mercato del lavoro tra  pensionati, gente che non ha più i requisiti per ottenere i sussidi e sfiduciati.

La Fed continua a mantenere i tassi bassi inondando il sistema finanziario di ampia liquidità. Il programma di acquisto di titoli di stato e mutui per 85mld mensile proseguirà probabilmente fino alla fine dell’anno. Dubbi persistono sulla efficacia di tale politica monetaria così espansiva e sui rischi distorsivi che tale liquidità possa creare: inflazione e bolle sugli assets (materie prime, azioni, prezzi delle case, obbligazioni). Secondo alcuni osservatori la Banca Centrale non sarà in grado di ritirare la liquidità iniettata nel sistema finanziario senza provocare effetti collaterali. E’ probabile che il meccanismo di stimolo monetario diventi permanente con rischi di bolle non determinabili.

Obama continua a rinviare le sfide dell’economia americana in una corsa contro il tempo per evitare misure di austerità che hanno già mandato in recessione oltre metà delle economie occidentali.

Il “fiscal cliff” è stato rimandato da fine anno al 1 marzo con un accordino bipartisan (più tasse sui redditi sopra 250.000 dollari e alcuni tagli alla spesa pubblica). Ora c’è un altro tormentone: il “sequestration” così chiamato perché se, come è accaduto, maggioranza ed opposizione non troveranno un accordo entro la fine del mese sulle modalità di riduzione del deficit (solito mix tra maggiori tasse e tagli alla spesa) saranno confermati i tagli automatici alle spese federali per 1,2 trilioni in 10 anni che andranno a colpire in particolare il settore della difesa. L’incidenza dei tagli pari a 85mld nei prossimi sette mesi (il bilancio federale chiude al 30 settembre) provocherà 750k licenziamenti e una caduta del Pil di almeno lo 0,5%, pari all’incidenza dei tagli sul budget federale annuo, ma secondo alcuni analisti anche superiore.

A fine marzo ci sarà poi  il rischio di uno “shutdown” cioè la situazione nella quale non si raggiunga un accordo sul budget e quindi non ci siano i fondi per finanziari i servizi. In questo caso la macchina pubblica amministrativa (stipendi, pensioni e servizi erogati) chiude parzialmente con un impatto negativo per la crescita economica. Situazione già verificatasi in precedenza a livello federale tra il 15 dicembre 1995 e il 6 gennaio 1996 e invece molto più frequente a livello di amministrazioni locali.

Finiamo con il “debt ceiling”, vale a dire il tetto di indebitamento dell’economia americana che è stato spostato di 4 mesi fino al 19 maggio anche in questo caso per prendere tempo e cercare una soluzione condivisa in Parlamento che eviti il rischio di default sul debito pubblico.

Tagli comunque ci saranno e ci sono già stati e colpiranno il portafoglio del consumatore americano, il vero protagonista (70%) del PIL domestico. Il taglio dell’incentivo del 2% pagato dallo Stato sull’assistenza sanitaria nell’ultimo decennio ha provocato una decurtazione media di almeno 15$ nella busta paga settimanale per un contribuente con un reddito di 40.000$. Gli effetti già si sentono nel calo dei ricavi della grande distribuzione segnalati a febbraio.

La città di Detroit è molto vicina alla situazione di bancarotta malgrado tutti i tentativi di salvataggio. Nel caso venisse confermata si tratterebbe della più consistente della storia dell’economia a stelle e strisce.

Il tasso di risparmio è salito a dicembre al 6,2% dal 3,4% di novembre, incremento che andrà monitorato nei prossimi mesi perché probabilmente indotto da politiche temporanee quali pagamento anticipato di dividendi per evitare il “fiscal cliff” di fine anno.

I redditi personali calano a gennaio del 3,6% rispetto a dicembre ed in valore assoluto per 505mld. Anche in questo caso sono state anticipate erogazioni entro la fine dell’anno per motivi fiscali. Si tratta comunque del calo mensile più marcato dal 1993.

Il credito al consumo è cresciuto del +7% nel 2012 raggiungendo la cifra record di 2,8 trilioni. Nel dettaglio salgono i debiti per pagarsi gli studi (student loans +467% dal 2007..!!) e quelli per acquisto auto e beni durevoli mentre scendono quelli delle carte di credito (-14% nell’ultimo anno).

 

CANADA

Segnali preoccupanti dall’economia canadese che continua la sua marcia di crescita (+0,6% Pil nel quarto trimestre 2012) ma ad un ritmo sempre più lento e con evidenti segnali di bolla immobiliare e dell’elevato livello di indebitamento privato. Il sistema bancario è sempre stato giudicato uno dei più solidi al mondo con oltre sei Istituti di credito nelle prime 20 posizioni per solidità patrimoniale ma è però esposto sul settore immobiliare. A febbraio nella sola Toronto sono in costruzione 144 grattacieli, un numero che sembra eccesivo per una città di modeste dimensioni.

 

EUROPA (AREA EURO)

PIL  area euro a -0,6% nel quarto trimestre 2012, terzo trimestre di calo consecutivo.

Disoccupazione sale al 11,9% a gennaio, ennesimo  nuovo record negativo.

Immatricolazioni auto 2012 a 12,05mln, livello raggiunto nel 1995. Prosegue la contrazione anche a gennaio con un -8,7% nelle vendite rispetto all’anno precedente.

 

GRECIA

PIL previsto ancora in calo nel 2013 a – 4,5% per il sesto anno di discesa consecutiva e segue il -6,4% dello scorso anno.

Il tasso disoccupazione sale a dicembre al nuovo record del 26,8% dal 26,2% di settembre. A fine anno la disoccupazione giovanile è salita al 61,7%.

Le banche greche hanno bisogno di 40mld di ricapitalizzazione, dei quali 27mld saranno destinati ai primi quattro Istituti del Paese, per le perdite subite sulla ristrutturazione del debito greco e per le sofferenze generate dalla profonda recessione. La ricapitalizzazione, già in corso, dovrebbe essere completata entro fine aprile e ovviamente con i soldi del piano di salvataggio europeo.

Il 4 gennaio è stata approvata una nuova manovra fiscale che aumenta la pressione fiscale sui redditi sopra i 21k e sulle libere professioni, nota concentrazione di evasori nel panorama fiscale ellenico. L’obiettivo è di raccogliere 2,5mld di euro garantiti alla Troika per continuare a ricevere gli aiuti previsti dal piano di salvataggio ma l’impatto sarà pesante per la classe media, già molto penalizzata.

Inquinamento atmosferico a gennaio supera di tre volte in alcune città i limiti consentiti per il ricorso al riscaldamento con stufe a legna molto inquinanti. Per la crisi economica molti condomini non riescono a pagare le spese per il gasolio da riscaldamento.

Vendite al dettaglio a dicembre -8,5% sull’anno precedente (-34,5% rispetto a dicembre 2009) contro il -16,7% di novembre, sempre rispetto a novembre 2011.

Il deficit delle partite correnti (disavanzo primario tra entrate e uscite al lordo del costo del debito) dovrebbe raggiungere a fine 2012 il -1,2% contro il previsto -1,5% ed andare in surplus a +0,4% nel 2013. Anche il deficit PIL dovrebbe scendere nel 2012 al -4,3% rispetto al -5,5% previsto.

Depressione economica (il PIL arriverà a perdere oltre un quarto del suo valore in 6 anni di recessione) e disoccupazione elevatissima non mostrano però alcun segnale di stabilizzazione dopo 7 manovre di austerità nell’ultimo biennio e un taglio del debito pubblico di oltre 130mld pari ad un terzo del totale.

 

ITALIA

Pil 2012 in calo del -2,4% (in linea con le mie stime comprese tra il -2,2% e il -2,5% contro quelle ottimistiche del Governo del -1,5%), oltre 3mln di disoccupati a fine gennaio, pressione fiscale al 44,2%, debito al 127% del PIL. Il deficit scende al -3% dal -3,8% precedente ma è il risultato dell’inasprimento dell’esposizione fiscale che ha esasperato la recessione. Impossibile sarà raggiungere il pareggio di bilancio a fine 2013. Disoccupazione all’11,7% dal 11,3% del mese precedente. Siamo al massimo degli ultimi 21 anni. Vendite al dettaglio ai livelli del 2001 per volumi e PIl pro-capite sceso al livello del 1992. Infine vendite auto tornano ai numeri del 1979. Negli ultimi quattro anni abbiamo bruciato 85mld di PIL.

Economia ferma nel primo trimestre con cali significativi che persistono nel settore auto (-17% sia a gennaio che a febbraio) e nelle vendite al dettaglio in attesa dell’esito delle elezioni politiche. L’incertezza del risultato con la difficoltà di formare un governo stabile prolungherà questa situazione di stallo. Fitch ha abbassato il 7 marzo il rating Italia in previsione dell’incertezza politica.

La produzione industriale è calata lo scorso anno del -6,7% rispetto al 2011 al livello più basso da 22 anni (ma solo perché li si ferma la serie storica.). Tiene l’export mentre crolla il mercato domestico con cali a doppia cifra per commesse e ordini.

 

PORTOGALLO

I crediti a rischio delle imprese lusitane hanno superato il 10% a novembre, mentre le sofferenze vere e proprio hanno raggiunto il nuovo record del 6,6% del totale crediti erogati.

Fiducia dei consumatori e degli imprenditori cala a gennaio al nuovo minimo storico.

La Banca Centrale rivede a gennaio al ribasso le stime del PIL per il 2013 in discesa a -1,9% contro il -1,6% previsto.

Disoccupazione sale al 16,9% a fine anno, nuovo record rispetto al 15,8% del trimestre precedente.

Nuove misure di austerità sono state approvate a metà gennaio malgrado il Paese sia tornato a finanziarsi sui mercati internazionali sulla scadenza a cinque anni con rendimenti accettabili (4,8%) e comunque in forte calo rispetto ai sei mesi precedenti.

A metà febbraio il Governo ha dichiarato che necessita di un anno addizionale per centrare l’obiettivo del 3% di deficit/Pil, attualmente al 5%. L’andamento negativo del quarto trimestre richiederà un ulteriore aggiustamento per recuperare mezzo punto di deficit. La proteste di piazza del 17 febbraio e del 2 marzo non lasciano però molto spazio alla richiesta di ulteriori sacrifici.

 

 

IRLANDA

Il Governo ha chiesto alla UE di riscadenzare la scadenza sul debito di fine marzo pari a 31bln e di abbassare la soglia dei tassi pagati sul medesimo.

Contestualmente ha sciolto la Anglo Irish Bank, primo Istituto bancario e maggior responsabile per la crisi bancaria del Paese. I depositi sono stati salvati e confluiti in una “new bank” mentre i debiti in sofferenza inseriti in una “bad bank”.

La disoccupazione scende a gennaio al 14,2% dal picco del 15% raggiunto lo scorso anno ed il Pil 2012 è cresciuto del +1%.

 

SPAGNA

Il debito pubblico è aumentato nel 2012 di 146mld raggiungendo il livello di 882mld pari all’85% del Pil. Nel 2007 la percentuale era del 36% a fronte di un debito totale inferiore di mezzo trilione (ca 400mld) rispetto a quello attuale. Deficit fuori controllo, calo delle entrate fiscali e disoccupazione a livelli stratosferici (26,2%) contribuiranno ad una ulteriore impennata del debito anche quest’anno (oltre il 90% le previsioni).

Il deficit nel 2012 ha raggiunto il -7% del PIL, sfondando l’obiettivo già più volte rivisto del -6,3% anche se in diminuzione rispetto al -9% del 2011 e al -11% del 2010. Se però aggiungiamo i 55mld per il salvataggio delle banche pagati dalla UE, il deficit risale al -10,5%.

Il 27% della popolazione vive sotto la soglia di povertà (36% in Grecia..). 4 milioni di persone hanno perso il lavoro dal 2007 e ci sono 1,8mln di famiglia dove nessun componente ha un reddito, oltre a 1,9mln che vivono invece di sussidi pubblici.

PIL -1,4% nel 2012. Male l’ultimo trimestre con discesa del -0,7% sul precedente – 1,8% sull’anno precedente.

Sono previsti 55.000 licenziamenti nel prossimo triennio nel settore bancario a seguito della ristrutturazione. Il livello di addetti tornerà al livello del 1970, cioè pre-democrazia (1974) mentre quello delle agenzie si ridurrà a quello del 1982. 6.700 filiali sono già state chiuse dal 2008 e ne verranno eliminate altre 5.000 nei prossimi anni. In Spagna c’è una filiale bancaria ogni mille abitanti, in U.K ogni 5.000 e in Olanda ogni 6.000 abitanti. La Caixa, terza banca del Paese ha una media di 2.000 correntisti a filiale contro la media di oltre 3.700 del Banco Santander.

Il turismo ha registrato nel 2012 un incremento di presenze del 3% sul precedente anno. Si tratta della migliore stagione turistica dopo quelle del 2006 e del 2007.

Le esportazioni sono il principale volano dell’economia iberica. Anche se la percentuale di crescita si riduce a fine 2012 hanno toccato il livello record. Tuttavia non sono sufficienti, insieme al turismo, ad alimentare la crescita di una economia in forte decadenza.

Le sofferenze bancarie hanno raggiunto l’11,3% dei prestiti erogati a dicembre verso il 10,7% di ottobre Solo a luglio erano pari al 9,8%. Si tratta del nuovo record assoluto.

La scandalo di tangenti che riguarda il partito di centro destra al Governo e coinvolge anche il primo ministro ha provocato una risalita degli spreads sul debito pubblico di almeno 50bps dalla metà di gennaio.

 

CIPRO

Il salvataggio di Cipro continua a minacciare la stabilità dell’Europa malgrado il suo Pil sia pari allo 0,15% della zona euro.

Ancora incertezza sul piano di salvataggio delle banche cipriote. La sinistra tedesca sembra orientata a votare contro il salvataggio lasciando andare il Paese verso un default controllato come quello greco.

Non piace inoltre salvare un sistema bancario molto corrotto e sospettato di riciclaggio (principale Paese offshore per la Russia) nella sua veste di paradiso fiscale delle attività finanziarie. Inoltre il salvataggio di 15-20mld previsto comporterà una richiesta di riforme economiche, privatizzazioni e austerità che il neo presidente eletto dovrà implementare.

Infine come già segnalato, qualora il piano di salvataggio fosse erogato, Il rapporto debito/pil salirebbe oltre il 140% e quindi assolutamente insostenibile.

Tutto sarà rimandato a marzo/aprile dopo le elezioni politiche nell’isola che si sono svolte il 17 e 24 febbraio e che hanno visto la vittoria del candidato conservatore che è favorevole alle politiche di austerità e quindi ben visto dalla Germania.

 

FRANCIA

Il Gruppo PSA (Peugeot e Citroen) ha venduto lo scorso anno 2,96mln di vetture nel mondo, livello raggiunto nel 2001, con un calo del 16,5% rispetto all’anno precedente. Le perdite del 2012 raggiungono i 5mld di euro ed il Gruppo prevede di licenziare 11.000 persone nel prossimo biennio.

Leggero calo dei consumi elettrici nel Paese nel 2012.

La disoccupazione sale a gennaio a 3,2mln avvicinandosi al record negativo di 3,21mln toccato a gennaio 1997.

Le stime di deficit sono state riviste al rialzo per l’anno in corso dal -3% al -3,7% rispetto al Pil.

Il Paese sembra incapace di reagire alla crisi come dimostra l’indice manifatturiero PMi di febbraio a 42,8 ben più basso di quello spagnolo ed italiano e molto al di sotto di quota 50. Poca flessibilità e scarsa competitività hanno fatto perdere importanti quote di mercato alle aziende transalpine. Gli investitori non sono ancora scappati ma molti analisti temono che presto la Francia sarà accostata ai Paesi periferici.

 

GERMANIA

PIL in calo nell’ultimo trimestre 2012 del -0,6% sul trimestre precedente. E’ il calo più marcato dal primo trimestre 2009. Il Pil 2012 si attesta ad un +0,7% rispetto al +3% del 2011 e al +4,2% del 2010.

Le previsioni per l’anno in corso sono state riviste dal Governo al ribasso al +0,2% dal +0,8% precedente della Banca Centrale.

Vendite auto calano a gennaio del -8,5% sull’anno precedente. La caduta prosegue anche a febbraio addirittura con un ribasso a doppia cifra (-10,6%).

L’indice ZEW che rappresenta il termometro di fiducia delle aziende balza a febbraio a 48 dai 31 punti di gennaio e oltre le aspettative (35). Si tratta del livello più elevato da Aprile 2010. Stessa sorte anche per L’IFO (indice di fiducia dei manager) che risale a 107, in crescita per il quarto mese consecutivo.

 

OLANDA

Forti segnali di deterioramento per la quinta economia europea che minacciano il mantenimento della Tripla AAA di rating.

La fiducia dei consumatori scende al livello più basso dall’inizio della serie storica (1986), la disoccupazione sale (7,5%) al livello più elevato da 16 anni ed i prezzi delle case mostrano il maggior calo annuale (-10%) dal 1995. Difficile che il Governo possa raggiungere l’obiettivo del deficit al -3% per il corrente anno.

 

BELGIO

PIL ultimo trimestre negativo del -0,1% rispetto al trimestre precedente. Forti proteste di piazza a Bruxelles contro la chiusura di uno stabilimento Arcelor-Mittal a Liegi con licenziamenti per 1.200 persone.

 

FINLANDIA

Anche la Finlandia cade in recessione con due trimestri consecutivi (terzo e quarto 2012) negativi.

 

SLOVENIA

Pil 2012 -2,3% contro il +0,6% del 2011.

Disoccupazione sale a gennaio al 12,2% dal 12,1% del mese precedente e l’11,9% di settembre.

Deficit al -5,4% nel 2012. Preoccupano le sofferenze bancarie in crescita (pari al 20% del PIL) anche per lo scoppio della bolla immobiliare simile a quella spagnola e irlandese.

Il Governo ha deliberato una azione di sostegno al sistema bancario, un vero e proprio salvataggio da 4mld, per rilanciare l’attività creditizia.

Il debito del Paese sta crescendo in modo preoccupante e velocemente. Nel 2008 il rapporto debito/Pil si attestava al 16% mentre già nel 2012 ha raggiunto il 48% e le previsioni per la fine dell’anno in corso sono di un 59%.

A fine febbraio c’è stata la crisi di Governo e si temono nuove elezioni. Dopo Cipro potrebbe essere necessario un altro piano di salvataggio di un Paese euro, il SESTO..!!

 

SLOVACCHIA

PIL rivisto in calo a +1,4% per il corrente anno contro il +2,2% della stima di settembre.

 

CROAZIA

PIL 2012  registra un –2% sul 2011. Il tasso di disoccupazione sale a dicembre al 21,1%.

 

EUROPA EXTRA EURO

GRAN BRETAGNA

Tassi di interesse sul titolo decennale balzano in otto mesi dal minimo storico dell’1,35% al +2,05% di gennaio. Il continuo deteriorarsi delle condizioni economiche e la debole ripresa hanno diminuito la fiducia degli investitori nei confronti dell’enorme debito del Paese. Moody’s ha tagliato la tripla AAA di rating lo scorso 19 febbraio.

La debolezza dell’economia penalizza anche la sterlina che continua a deprezzarsi verso le principali valute forti. Nel primo bimestre la svalutazione contro euro e dollaro supera il 6%, un vero crollo.

Disoccupazione ferma al 7,8%, livello più elevato negli ultimi 15 anni.

 

SVEZIA

Crolla a sorpresa la produzione industriale a febbraio -7,8% sull’anno precedente. L’onda lunga della crisi ha raggiunto anche i Paesi nordici.

 

EUROPA ORIENTALE

POLONIA

Altri due tagli del tasso ufficiale di sconto il 9 gennaio ed il 5 febbraio, sempre di 0,25%, che seguono i due della stessa entità del 5 dicembre e del 7 novembre. Il tasso di riferimento è ora sceso al 3,75%.

Pil cresce nel 2012 del +2%, peggior risultato dal 2009 quando la Polonia fu l’unico Paese UE a non entrare in recessione. Nel 2011 la crescita fu più che doppia al +4,2%

Disoccupazione sale a febbraio al 14,4% dal 14,2% di gennaio.

 

UNGHERIA

Ancora in stand-by il prestito del FMI ed il fiorino riprende a svalutarsi. Il primo Ministro è riuscito a defenestrare il Governatore della Banca Centrale installando uno dei suoi ministri e assumendo il controllo dell’Istituto monetario. Si temono adozioni di politiche monetarie eccessivamente espansive (riduzione accelerata dei tassi di interesse) molto pericolose in presenza di livelli di inflazione troppo elevati (oltre il 6%). Intanto il fiorino ha raggiunto il suo livello minimo contro euro degli ultimi nove mesi.

 

ROMANIA

E’ l’unico Paese della Area che non ha abbassato i tassi a causa di un inflazione a livelli di quella ungherese.

 

CECHIA

Crescita prevista piatta per il 2013 e conseguente politica di tassi a zero mantenuta ancora invariata. La disoccupazione sale a febbraio al 8,1% dal 7,2% dello scorso anno.

 

BULGARIA

Rivolta per l’aumento del prezzo del pane ad inizio febbraio con forzate dimissioni per il ministro delle finanze che aveva quasi raggiunto il pareggio di bilancio (deficit -0,5% rispetto al PIL). La Bulgaria rimane tuttavia uno trai i paesi più poveri della UE a 27.

 

UCRAINA

Evapora il PIL nel 2012 passando da +5%del 2011 al +0,2%.

 

MEDIO ORIENTE e NORD AFRICA

TURCHIA

Altro taglio del tasso di sconto dal 9% all’8,75% il 21 gennaio che segue quello di mezzo punto dello scorso novembre. Le autorità monetarie stanno cercando di indebolire la lira turca per rallentare gli acquisti di bond governativi e l’ascesa dell’indice azionario che ha raggiunto nuovi massimi storici. Il credito alle imprese cresce a gennaio di un +21% rispetto allo scorso anno.

 

ISRAELE

2012 chiude con un PIL ad un + 3,1%, in discesa rispetto al +4,6% del 2011 in parte imputabile alle tensioni militari con Gaza ma soprattutto ad un calo degli investimenti nel Paese.

 

EGITTO

Economia cresce di un modesto +2,4% nel secondo semestre 2012. L’Egitto è cresciuto ad una media del +8% negli ultimi tre anni del regime Moubarak.

Il Paese è spaccato in due tra islamici e laici mentre l’economia è in piena crisi (+1,5% sono le previsioni di crescita per il corrente anno). La sterlina egiziana continua a svalutarsi mentre le entrate dal turismo sono crollate.

 

TUNISIA

Anche in questo Paese si sono registrati grossi disordini ad inizio febbraio dopo l’uccisione del principale esponente dell’ opposizione laica. Sono seguite violente proteste di piazza e la caduta del governo islamico moderato.

 

PENISOLA ARABICA

Incidenti anche in Bahrein dove già da un biennio l’opposizione sciita si confronta con il governo sunnita e  in Arabia Saudita dove in una regione sono stati incarcerati centinaia di manifestanti che protestavano.

 

AMERICA LATINA

BRASILE

Default privati verso banche e società elettriche salgono a dicembre del +1,5% rispetto a novembre e del +14% rispetto allo scorso anno. Espansione creditizia eccessiva e calo dei redditi sono la principale causa delle crescenti difficoltà economiche.

Anche l’inflazione cresce a gennaio ad un tasso mensile (+0,86%) più elevato dal 2005. Il tasso annuo raggiunge il 6,1%. Bassa crescita (+3,1% previsioni 2013) e consumi che crescono in percentuale modesta sono il principale problema per il Governo carioca per il prossimo biennio.

 

ARGENTINA

Il Paese ha ricevuto una procedura di infrazione dal Fondo Monetario Internazionale perché continua a comunicare dati falsificati sulla inflazione nel Paese. Nello specifico il tasso ufficiale al 10% non corrisponde al 25-30% realmente in essere.

Ad inizio febbraio il Governo ha concordato con le catene della grande distribuzione locali (circa il 70% del totale) il blocco dei prezzi per due mesi. Il provvedimento testimonia che le cifre sulla crescita dei prezzi sono ben superiori ed ormai fuori controllo.  Ogni provvedimento volto a contenere artificialmente la salita dei prezzi è del tutto inutile. Il cambio ufficiale è di 5 pesos per dollari mentre al mercato nero il biglietto verde viene scambiato a 8 pesos. Questo dimostra che il paese andrà incontro ad una prossima forte svalutazione.

Un tribunale USA ha condannato il Paese a risarcire 1,3mld di obbligazioni ancora conseguenza del default 2001. Ciò potrebbe riaprire una serie di cause e portare l’Argentina ad un nuovo default, il sesto della sua triste storia, che i mercati prezzano come abbastanza probabile.

 

VENEZUELA

Due eventi significativi da inizio anno: la svalutazione del bolivar del 35%  circa e la morte del leader politico Hugo Chavez. Il primo evento è la conseguenza delle politiche populiste che hanno stampato denaro per poter creare posti di lavoro per mantenere il consenso politico. Sulla eredità di Chavez si aprono scenari da interpretare. La maggiore preoccupazione è sul prezzo del petrolio, materia prima del quale il paese è uno dei principali produttori e detiene le più imponenti riserve mondiali.

 

ASIA

Le politiche monetarie espansive stanno spostando flussi di capitali verso il Far East asiatico, unica area ancora a forte crescita. Gli investimenti massicci stanno però provocando una pericolosa rivalutazione di alcune divise come il peso filippino che diventano meno attraenti.

Anche i listini azionari di Filippine, Tailandia ed Indonesia raggiungono nuovi massimi storici.

 

COREA

Stime di crescita per il 2013 sono state abbassate al +3% dal +4% precedente.

 

GIAPPONE

PIL in leggera ripresa (+0,2%) nel quarto trimestre 2012 dopo due consecutivi ribassi. Il nuovo presidente eletto il 16 dicembre ha confermato la politica monetaria aggressiva comunicata in campagna elettorale con obiettivo di creare inflazione svalutando lo YEN. Ha inoltre indicato un obiettivo per l’indice di Borsa a 13.000 punti e i corsi azionari sono saliti del +40% in un bimestre. Non contento ha esautorato il Governatore della Banca Centrale sostituendolo con un suo fedelissimo annullando di fatto l’indipendenza dell’Istituto.

20 anni di politiche monetarie ed anche fiscali espansive hanno portato ad un debito fuori controllo, una deflazione dalla quale non riescono ad uscire ed una crescita anemica. Lo scetticismo sull’ennesima manovra di stimolo è quindi assai giustificato. Il Paese ha inoltre registrato un passivo record della bilancia dei pagamenti nel 2012 dopo decenni di surplus anche a causa della bolletta energetica post-Fukujima. Lo sbilancio negativo tra export-import prosegue anche a gennaio e febbraio. In quest’ultimo mese il passivo ha raggiunto  i 3mld di euro.

 

CINA

PIL quarto trimestre a +7,9% oltre le attese. Ma il PIL finale del 2012 si attesta a +7,8% ed è il più basso incremento annuo dal 1999.

Esportazioni rimbalzano del +16% a dicembre sull’anno preceente dopo l’imprevisto calo di novembre ma il dato dell’export verso Taiwan e Corea non pare veritiero guardando la bilancia commerciali dei due Paesi asiatici. Balzo dell’export sia a gennaio che a febbraio oltre il +20% ma crollo dell’import sono segnali contrastanti e difficilmente interpretabili sulla salute dell’economia cinese. L’aumento dell’export di febbraio non si spiega con il calo delle importazioni dalla Cina di Corea -8% e Taiwan -15%, economie estremamente correlate con quella cinese.

Dati deboli sono usciti tra gennaio e marzo sulla crescita manifatturiera e dei servizi. Indici stabilmente sopra la soglia dei 50 ma che arretrano dopo solo un bimestre di crescita.

Il Governo ha adottato misure restrittive (nuove imposizioni fiscali) sul mercato immobiliare per contenere la bolla che si sta creando. Il mercato azionario ha reagito alla decisione con un tonfo del -3,5% ad inizio marzo.

L’inflazione sembra poter superare il livello fissato del +3,5% che porterebbe la Banca Centrale ad alzare i tassi di interesse.

 

INDIA

Riviste ancora al ribasso le stime di crescita per l’anno in corso ad un modesto +5% dal +5,8% precedente. L’inflazione oltre il 6% non consente di ridurre i tassi di interesse nel breve periodo.

 

MATERIE PRIME

Petrolio: forte recupero a gennaio fino a 100$ e poi veloce discesa a febbraio fino a 90$. Idem anche per altri metalli come il rame ma anche per oro e argento. Il metallo giallo è sceso dopo diversi mesi sotto i 1.600$ forse perché i mercati mondiali stanno anticipando uno scenario deflazionistico invece che la ripresa dell’inflazione alimentata dalle politiche espansive delle banche centrali che iniettano liquidità sui mercati finanziari.

 

 VALUTE

YEN giapponese, sterlina britannica e rand sudafricano sono le peggiori valute da inizio anno. Politiche monetarie espansive aggressive (Giappone) e deboli fondamentali macroeconomici (Gran Bretagna e Sudafrica) sono la causa di queste significative oscillazioni che non risparmiano anche altre divise, in particolare dei Paesi emergenti.

Euro/dollaro a 1,37 ad inizio febbraio per riscendere a 1,3 ad inizio marzo.

Svalutare la moneta è un tentativo di rendere le proprie esportazioni più competitive, migliorando la bilancia dei pagamenti per generare un Pil maggiore. Inoltre aumentando il costo delle importazioni in valuta i Paesi coinvolti sperano di far salire l’inflazione e quindi gestire il crescente debito pubblico. La ricetta è anche valida ed è ora suggerita a diversi Paesi dell’Europa periferica che dovrebbero uscire dall’Euro e stampare propria moneta.  I problemi sono almeno due: il primo è che non è più il segreto di Pulcinella in quanto troppi Paesi stanno adottando la stessa politica e quindi gli effetti sono molto annacquati. Il secondo è che uscire dall’Euro non è previsto dallo statuto europeo e poi non è gestibile senza un effetto contagio probabilmente disastroso.

 

MERCATI FINANZIARI

Massimi storici per Wall Street ad inizio marzo e per molte borse emergenti. Indici ai livelli di gennaio 2008 per alcuni mercati europei (UK  e Germania). C’è sempre un paracadute: la liquidità delle banche centrali. I mercati, solo alcuni, eseguono delle minime correzioni ma poi recuperano le perdite e stabiliscono nuovi massimi di periodo. Ogni brutta notizia viene “interpretata” per giustificare la validità dell’investimento azionario rispetto ad altre opzioni. Il dato macroeconomico brutto è già vecchio oppure è meglio di quanto il mercato si sarebbe potuto attendere.

Le aspettative dei risultati delle trimestrali USA sono state ampiamente ribassate nelle settimane precedenti permettendo che il solito 70% delle società dell’S&P500 le potesse facilmente superare. Continua il “buy back” delle società di proprie azioni ad un ritmo spropositato mentre il livello di vendita di azioni da parte di manager ed azionisti di riferimento ha raggiunto livelli storici, un segnale spesso tipico di un cambio di direzione degli indici.

Sembra quindi che gli indici stiano sfidando la forza di gravità. Il Dow Jones continua ad aggiornare nuovi record assoluti ma l’economia e gli americani non hanno recuperato gli standard di reddito rispetto alla scoppio della Grande Recessione (2007-2008). Quando i mercati azionari salgono così velocemente ed in poco tempo vi sono sempre stati dei rovinosi crolli che si sono succeduti. 2000 e 2008 sono esempi molti vicini che potrebbero anche ripetersi. Succederà e quale sarà il catalizzatore? La miccia è già innescata e basta solo accenderla al momento opportuno.

 

BANCHE

Continua la contrazione degli impieghi da parte del sistema bancario italiano nel mese di gennaio, il nono mese consecutivo di declino. Trend confermato anche a dicembre e a gennaio con cali superiori al 2% sull’anno precedente.

Prosegue la perdita di posti di lavoro ed il taglio di bonus nel settore sia negli Stati Uniti che in Europa. Barclays -3.700 posti, Ing -2.400, Commerzbank, UBS, Credit Suisse e altri Istituti che confermano che la crisi non è ancora finita. Anche i colossi americani continuano a tagliare personale sia nelle divisioni commerciali (chiusura filiali) che in quella di Investimento (Jp Morgan prevede almeno 15mila tagli entro fine 2014).

La BCE ha dichiarato la composizione degli acquisti di bond governativi effettuati nel 2011. L’Italia è in testa con 109mld che rappresentano oltre il 50% del totale (203mld). Seguono Spagna con 44mld, Grecia con 30mld, Portogallo con 22mld e Irlanda con 14md.

Le Banche italiane detengono a gennaio 325mld di titoli di stato italiani, il livello più alto dal 1998.

17 delle 18 grandi banche USA hanno superato l’ennesimo “stress test” il 7 marzo.

 

SINTESI

La BCE e l’Europa continuano a sostenere che la crisi finanziaria è terminata e che si assiste ad una certa stabilizzazione. Il loro ottimismo è dovuto e rispettabile ma si confonde con l’entusiasmo dei mercati finanziari che non si riflette purtroppo sull’economia reale.

Deficit elevati e politiche monetarie espansive non sono riuscite a rilanciare la ripresa ed una crescita sostenibile per i prossimi anni. Le politiche di austerità non hanno raggiunto l’obiettivo di ridurre i debiti pubblici e hanno aggravato la distruzione di redditi e posti di lavoro generando ulteriore recessione. In Grecia ed in Spagna i governanti evidenziano segnali di stabilizzazione. Mi chiedo dove si possano intravedere in Paesi nei quali la disoccupazione ha superato il 26% e quella giovanile sfiora il 60%. I tagli alla sanità spagnola stanno provocando file di attese interminabili in alcuni ospedali. In Grecia alcuni supermercati vengono presi d’assalto ma queste notizie non vengono diffuse. In Italia un nuovo movimento di opinione ha raccolto un quarto dei consensi alle ultime elezioni politiche convogliando le proteste contro le politiche di austerità dei governi precedenti. Oltre al Portogallo, rumorose proteste ci sono state anche in Francia ed in Belgio di fronte alla chiusura di importanti stabilimenti industriali (Arcelor/Mittal, Peugeot, Bridgestone). Nessuno è in grado di spiegarci se e come ricollocheremo le migliaia di persone che ogni giorno vengono licenziate in diversi Paesi europei. Meno posti di lavoro implicano meno tasse e meno contributi versati e quindi un peggioramento dei conti pubblici e problemi della sostenibilità dei sistemi pensionistici già colpiti dall’invecchiamento delle popolazioni.

Anche negli Stati Uniti la situazione economica non è certo più florida. Pil fermo e consumi, sono il 70% dell’economia USA, a forte rischio declino. Solo nel 2013 le più grandi catene della grande distribuzione hanno già annunciato chiusure di 1.800 punti vendita. Lo stimolo enorme della Banca Centrale non ha funzionato come ci si sarebbe aspettato. Gli unici settori che ne stanno beneficiando sono il settore immobiliare ed il mercato azionario. L’America non vuole l’austerità dopo aver assistito alle conseguenze di questa politica in Europa. Ma il livello di debiti accumulati è ormai insostenibile. Obama si preoccupa dell’impatto sull’economia del taglio di 85mld di spesa pubblica subito dai Repubblicani quando il deficit annuale supera da quattro anni il trilione di dollari. Il debito pubblico ha raggiunto in questi giorni i 16,6 trilioni, 53 volte la cifra rispetto a quando il presidente Jimmy Carter si insediò alla Casa Bianca (1976).

Anche Gran Bretagna e Giappone hanno livelli di debito ormai intollerabili ed è per questo motivo, solo in parte per le manovre di politiche monetarie espansive, che le loro valute si stanno svalutando.

Ma la finanza è ancora su un altro pianeta. Crede nel paracadute eterno delle banche centrali e continua a ballare sul Titanic quando l’iceberg è già stato speronato da molto tempo. L’inflazione non risale malgrado l’eccessivo stimolo monetario e sembra stiamo entrando in un pericoloso scenario deflattivo. Perché? La velocità di circolazione della moneta non è mai stata così bassa negli Usa negli ultimi 60 anni. Se non ci fosse stato l’intervento della Fed i mercati finanziari e del credito sarebbero già collassati. Ma il problema è solo spostato in avanti: “the party is over” e la tempesta perfetta è in arrivo..

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