Thursday 18th April 2024,
Pinguinoeconomico

SPAGNA e ITALIA: IL “DERBY” TRA POVERI CONTINUA…!!

Tornati dalle vacanze estive abbiamo sentito, quasi quotidianamente, i media finanziari magnificare l’economia spagnola rispetto a quella italiana.

In realtà come vedremo l’unico sorpasso è stato fatto sul famoso “spread” (differenza di rendimento rispetto al BUND tedesco) da metà settembre quando il Paese iberico ci ha sopravanzato dopo oltre un anno di inseguimento. Sicuramente un risultato che va apprezzato e che è la conseguenza della maggiore stabilità politica del governo di Madrid rispetto a quello di Roma.

Uno spread inferiore implica minori interessi da pagare sul debito che continua a crescere in entrambi i Paesi e quindi un gol segnato dai nostri “avversari” in una partita però dal risultato scontato per entrambi: peggioramento della crisi economica e aumento della povertà, almeno per i prossimi anni.

Ma il vantaggio si ferma qui anche se il Pil spagnolo quest’anno diminuirà in misura inferiore al nostro ed è già rimbalzato nel secondo trimestre dell’anno.

La paralisi politica del governo italiano tende a sminuire e a svilire la nostra economia ed a privilegiare alcune riforme realizzate negli altri Paesi europei in recessione (l’erba del vicino è sempre più verde) anche quando i risultati delle stesse sono ancora tutti da valutare.

La Spagna a fine anno avrà un debito pubblico che raggiungerà il 93% del PIL e il 99% l’anno prossimo raggiungendo la soglia del trilione di euro. “Peanuts”, cioè noccioline rispetto al nostro che ha superato a fine 2012 i due trilioni ed è da oltre un decennio ormai il terzo pubblico del mondo in valore assoluto dopo USA e Giappone. In percentuale sul PIL in Europa, l’Italia (132%) è seconda solo alla Grecia (165%), quest’ultima dopo ben due ristrutturazioni del debito.

La disoccupazione spagnola è ancora molto elevata, pari al 26,4% a fine settembre e dopo le assunzioni estive, il doppio dell’Italia (12,1%) purtroppo anch’essa a livelli storici. La crescita dei disoccupati iberici dal 2007 quando il tasso era dell’8,1% ad oggi è stata devastante da 1,9mln a oltre 5mln di senza lavoro. Nel Paese ci sono poco più di 16mln di occupati che devono mantenere 8mln di pensionati ed una popolazione di 47mln di abitanti che dal 2012. La disoccupazione giovanile è al 52% contro il 40% dell’Italia mentre oltre 100.000 persone hanno lasciato il Paese lo scorso anno verso l’America Latina e l’Europa Centrale in cerca di un lavoro. L’Italia attrae invece ancora 250.000 emigrati all’anno.

Il deficit quest’anno raggiungerà il 7% rispetto al PIL contro l’obiettivo fissato da Bruxelles al 6,5%, peraltro costantemente rivisto. La previsione è ancora benevola in quanto ad agosto il deficit era già arrivato al 4,7%, un risultato sconfortante. La Spagna è partita dal 11% del 2009 ed ha continuamente sforato i target previsti in quanto la spesa delle 20 Regioni è completamente fuori controllo. L’Italia riesce a gran fatica a mantenere il rapporto entro il 3% richiesto dalla EU, risultato più virtuoso anche della stessa Francia (4,5%).

La crisi spagnola, particolarmente severa, è stata provocata dallo scoppio delle bolla immobiliare che ha messo in seria difficoltà il sistema finanziario che ha dovuto chiedere un salvataggio di 55mld all’Europa per ricapitalizzare le Banche, la gran parte delle quali erano insolventi. In 15 anni (dal 1990 al 2005) nel Paese iberico è stato costruito il 40% del patrimonio immobiliare contro il 15% nella nostra penisola. Il risultato sono sofferenze devastanti per il sistema creditizio per 173mld pari al 12% di tutti i crediti erogati, livello record che continua a lievitare ogni mese. In Italia ci fermiamo a 140mld e già constatiamo ogni giorno quanto il sistema bancario continui ad essere un freno alla ripresa economica.

Questo un primo livello di analisi che si concentra sulle macro categorie economiche. L’argomento merita ulteriori approfondimenti che saranno oggetto di un prossimo articolo entrando nel dettaglio di alcune specifiche riforme che sono state approvate in entrambe i Paesi nella recente recessione.

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