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Pinguinoeconomico

SETTIMANA 31 MARZO – 6 APRILE 2014

Dalle stalle alle stelle e viceversa. Così potrei sintetizzare la settimana sui mercati finanziari. Più tranquilla invece la parte politica, almeno per quanto riguarda il conflitto ancora solo verbale tra Russia e Ucraina, mentre le attuali maggioranze politiche in Turchia ed in Francia escono indebolite dai risultati delle elezioni amministrative, in particolare nel secondo caso.

Banche centrali ancora sugli scudi, con la Fed che mantiene a parole un atteggiamento aggressivo, mentre la BCE tenta di indebolire l’euro con voci di un QE da un trilione di euro.

Dati americani molto deboli confermano che il primo trimestre avrà una crescita inferiore al +1,5%, ma personalmente, dopo una attenta analisi, temo che scenda anche sotto il +1%.

Questa settimana si parte anche con le trimestrali delle aziende USA. Sono previste le peggiori dal secondo trimestre 2009, ma saranno sempre soddisfacenti dopo che le stime sono state ribassate all’inverosimile.

Non vanno meglio Cina e Giappone con dati economici molto deludenti, ma trainate solo dalla speranza di ulteriori stimoli fiscali e monetari, ormai inutili e controproducenti.

MERCATI FINANZIARI. Europa a nuovi record di periodo per Madrid,Milano e Parigi. Venerdì anche Wall Street vola ad un nuovo record per lo S&P500, che si avvicina alla luna a quasi 1.900. Poi, improvvisamente, gli indici stornano e soprattutto il Nasdaq perde -2,6%, con la peggior seduta da dicembre 2012. Nel dettaglio di questo indice tecnologico, ci sono già diversi titoli molto noti che sono in “bear market”, vale a dire hanno perso il 20% dal loro massimo storico. Parliamo di Facebook, Amazon, Twitter e di tantissimi titoli biotecnologici, il cui indice ha perso il 17% dai recenti massimi di inizio anno.

Trascinati dalle notizie di un QE europeo, gli spread di Spagna ed Italia scendono fino a 160 punti, rispetto al bund. Il titolo quinquennale spagnolo rende quanto il suo corrispettivo statunitense. E’ vero che ho una bassa considerazione dell’economia americana, ma l’economia iberica è tecnicamente fallita, mentre gli Stati Uniti rimangono, almeno agli occhi dei più sprovveduti, ancora la prima economia al mondo.

MERCATI EMERGENTI: il denaro torna per la prima volta nella scorsa settimana da inizio anno verso i mercati finanziari. Sappiamo che i flussi positivi potrebbero sparire immediatamente nel caso di nuove turbolenze.

TURCHIA: Erdogan ha vinto ma non stravinto e comunque la battaglia contro la sua dittatura è solo iniziata. Twitter e Youtube sono ancora oscurati. La richiesta di un abbassamento dei tassi di interesse da parte degli imprenditori per rilanciare l’economia ha provocato un indebolimento della lira turca.

BRASILE: la banca centrale alza il tasso di sconto di altri 25 basis points all’11%, sostenendo che sarà l’ultimo rialzo di questo ciclo. Lo scorso anno il tasso era infatti al 7.5% e durante questo periodo la borsa brasiliana è stata una tra quelle con la peggiore performance.

UCRAINA: Si attenua solo lievemente la tensione militare con la Russia, ma non quella economica. Dal primo aprile, Gazprom ha aumentato il prezzo del gas del +81%.

RUSSIA:  Il Paese sembra andare in recessione. L’indice PMI servizi scende a 47.7 a marzo da 50.4 di febbraio e contro una stima di 50.7.

Proseguono le ritorsioni verso i Paesi occidentali. Dopo la chiusura dei McDonalds in Crimea da parte della multinazionale americana, Putin ha invitato i russi a disertare i negozi sul territorio sovietico.

Secondo alcune indiscrezioni, non ufficialmente confermate, l’esercito russo avrebbe spostato in settimana una divisione lontano dai confini. Ancora poco per definire risolta la minaccia militare.

EUROPA: Prosegue la crescita nell’Eurozona anche se ad un tasso molto più modesto. L’indice PMI composito (industria + servizi) scende a 53.1 a marzo dal 53.3 di febbraio. L’indice servizi scende a 52.2 da52.6. Nel dettaglio, quello irlandese sale al massimo da sette anni, quello francese da 31 mesi, mentre quello tedesco scivola. In ogni caso il settore  aziendale registra il miglior primo trimestre da tre anni ed il Pil dovrebbe crescere del +0,5%. L’inflazione scende inaspettatamente a marzo al +0,5% dal +0,7% di febbraio e aumenta le prospettive di deflazione.

FRANCIA: I socialisti perdono 155 città con più di 9 000 abitanti.  Trionfo per il centro destra ed importante successo dell’estrema destra, che vince in 12 città e manca per poco la vittoria in alcune grandi centri.

Il deficit 2013 è confermato al 4.3% del Pil, oltre l’obiettivo del 4,1%, mentre il debito pubblico si attesta al 93.5%. Immatricolazioni auto a marzo +8,9% sull’anno precedente.

GERMANIA: Vendite al dettaglio aumentano a febbraio del +1,3% contro -0,5% previsto, sul’anno crescono del +2%, rispetto ad una stima del +0,8%. Le imprese tedesche diminuiscono i prezzi per la prima volta in sette mesi a marzo.

PORTOGALLO: rapporto debito/Pil al 129% a fine 2013.

SLOVENIA: rapporto debito/Pil è salito dal 54,4% del quarto trimestre 2012 al 71.7% di fine  2013, a causa dell’incapacità del Governo di controllare la spesa.

ITALIA: il tasso di disoccupazione sale al 13% a febbraio rispetto al precedente 12,9%. Tasso di inflazione scende a marzo al +0,3% su base annua, deludendo la previsione del +0,4%. Indice PMI servizi scende a marzo a 49.5, contro una stima del 52.3. I valori immobiliari scendono per il nono trimestre consecutivo, del -7,1% annui per le case esistenti e del -2,4% per le nuove abitazioni. Prosegue il calo dei consumi anche a febbraio: -0,7% su anno con crollo dei trasporti (-23%), abbigliamento (-17%), mobili ed elettrodomestici (-14%). Secondo Confcommercio dal 2007 i consumi sono diminuiti di ben 80 miliardi.

SPAGNA: indice PMI manifattura marzo a 52,8 da 52,5 di febbraio, quarto mese consecutivo sopra la soglia dei 50 e livello più elevato da quattro anni. Indice servizi anch’esso in salita a 54 da 53,3. Purtroppo media ed analisti trascurano volutamente i sottoindici, invece molto indicativi: occupazione e prezzi in calo. Peggiora invece la caduta del credito a febbraio, malgrado l’ottimismo sul Paese. Il credito alle aziende crolla del -11% sull’anno precedente e le nuove operazioni del -20%.

GRECIA: l’indice PMI manifatturiero a marzo scende a 49.7 dal precedente 51.3. Pubblicato il secondo articolo sull’analisi economica del Paese.

USA: l’indice PMI di Chicago scende al minimo da sette mesi. Anche qui il sotto indice dell’occupazione collassa a 50 dal 59.3 del mese precedente e quello dei nuovi ordini scende al livello di agosto. La disoccupazione sale al 6,7% a marzo con +193k nuovi occupati, dei quali (e nessuno lo sottolinea) solo +2k sono lavori ben retribuiti.

GIAPPONE: la produzione industriale crolla del -2,3% a febbraio, dopo una crescita del +3,8% a gennaio, ma delude rispetto alla previsione del +0,3%. Il calo è dovuto in larga parte alle aspettative della caduta della domanda in seguito all’incremento dell’IVA dal primo aprile, il primo rialzo in 17 anni. Anche l’indice PMI scende con il maggior calo nel bimestre in 20 mesi e torna ai livelli di sei mesi fa. Anche i salari calano per il 21esimo mese consecutivo, una vera bandiera del Governo Abe, che spera in un aumento degli stipendi per rilanciare i consumi. Dopo due anni, a parte la salita del mercato azionario, l’Abenomics sembra un vero fallimento.

CINA: la Cina ha annunciato nuovi stimoli per rilanciare l’economia con sgravi fiscali alle piccole imprese ed alcuni progetti ferroviari in località remote del Paese.

In questo caso, rispetto agli stimoli diretti precedenti, il Governo emetterà obbligazioni per finanziare la spesa, evitando altro debito locale, già fuori controllo.

Lo stimolo è previsto intorno ai $24 miliardi, ininfluente per una economia già in forte rallentamento.

MATERIE PRIME:  l’oro riprende quota $1.300, petrolio che risale oltre i $100 al barile.

BANCHE: le sofferenze delle banche slovene salgono al 31% del Pil. Quando il Paese fu sul punto di chiedere il salvataggio europeo lo scorso anno, la percentuale era “solo” al 20%. I due prestiti LTRO, in scadenza a novembre ed a febbraio, sono già stati rimborsati al 50%.

VALUTE: Euro che si indebolisce sotto 1,37, malgrado l’inattività della banca centrale che lascia tassi invariati e non predispone alcuna azione per contrastare la deflazione. Yen che scivola fino ad oltre 104 contro dollaro e favorisce il rally del mercato azionario, ma poi ritraccia parzialmente con la caduta del Nasdaq.

SINTESI: è stata la settimana delle banche centrali. La Yellen ha parlato lunedì contraddicendo quanto aveva lei stessa affermato la settimana precedente con il risultato di spingere al rialzo i mercati per l’intera settimana. Draghi giovedì ha confermato la sua confusione e la volontà, per ora solo verbale, di utilizzare strumenti non convenzionali per combattere lo spauracchio della deflazione. In realtà è l’ennesima presa in giro per inondare i mercati di liquidità, come hanno già fatto in abbondanza nell’ultimo quinquennio, con l’obiettivo di “to kick the can down the road” (dare un calcio alla lattina), nella speranza di posticipare all’infinito la risoluzione di questa devastante crisi economica. Così facendo, tuttavia, continuano a fare solo ulteriori danni che pagheremo amaramente.

 

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