Friday 26th April 2024,
Pinguinoeconomico

SPAGNA: il peggio non è finito..

Crescono le esportazioni e la Borsa di Madrid vola ai massimi pre-crisi 2011 con un incremento post estivo che supera il +20%. Parimenti scende anche lo spread ed il rendimento dei titoli spagnoli che torna al livello del 2010 mentre la disoccupazione è in diminuzione nel periodo maggio-agosto. Dati che lasciano sperare in una svolta dell’economia spagnola devastata da manovre di austerità imposte da una crisi economica senza precedenti.

Qualche segnale di stabilizzazione è evidente in una economia che ha subito un crollo verticale per lo scoppio di forse la più grande bolla immobiliare creata nell’ultimo ventennio ma è prematuro ed ottimistico dichiarare che il Paese intraveda la ripresa.

Il Pil è salito già nel secondo trimestre dell’anno di un modesto +0,1% e proseguirà in territorio positivo probabilmente anche nei trimestri successivi.

Tuttavia i segnali di ripresa duratura sono molto modesti e vediamo per quale motivo:

–          DISOCCUPAZIONE: il tasso è arrivato a livelli allarmanti. Con le assunzioni pre-estive è sceso per la prima volta dopo 5 anni ma rimane ad un inaccettabile 26,4%. A settembre i disoccupati sono tornati a crescere anche se di solo 5.000 unità registrando il minor incremento nel mese da inizio crisi. La situazione complessiva del mercato del lavoro nel Paese è molto delicata, come in altre nazione limitrofe. Le grandi aziende continuano a ridurre gli organici mentre le piccole attività sono strozzate dalla mancanza di credito. Lo scoppio della bolla immobiliare è stato deflagrante sull’occupazione. Nel 2007 il mercato immobiliare e delle costruzioni è arrivato ad avere una incidenza sul PIL del 18%, secondo solo a quello dell’economia cinese (20%). Ora la percentuale è crollata al 2% lasciando centinaia di migliaia di disoccupati nel settore  e da riqualificare.

La riforma del lavoro tanto sbandierata ha aumentato il numero dei disoccupati dall’inizio della sua attuazione a fine del 2012. Flessibilità con licenziamenti più facili e salario di ingresso non aiutano la crescita occupazionale. Tuttavia la discesa dei salari ha agevolato il ritorno di qualche grande azienda in alcuni settori particolarmente depressi. Nello specifico l’industria automobilistica ha spostato in Spagna alcune nuove produzioni grazie ad accordi con i lavoratori a sfavore di altri Paesi europei con un più elevato costo del lavoro.

–          DEBITO: Anche qui la situazione è fuori controllo a parte il costo del debito che è in calo rispetto ai trimestri precedenti per il restringimento dello spread. Tuttavia la quantità di debito sta salendo a velocità astronomica come già evidenziato nell’articolo che paragona il Paese con l’Italia (vedi link) sia in termini percentuali rispetto al Pil che in valore assoluto dove è praticamente triplicato dal 2007 al 2014 (da 330mld a 1.000mld). La spesa pubblica eccessiva, aggravata dalle nuove assunzioni del precedente governo già in piena crisi per tamponare il malcontento della piazza, ha contribuito al raggiungimento di un livello di deficit inferiore solo a quello greco. Il disavanzo di bilancio è ancora molto elevato malgrado le pesantissime manovre di austerità introdotte dal nuovo governo di centro-destra. Il pareggio di bilancio è una pura chimera con sforamenti previsti del 7% quest’anno e del 5,5% per il 2014

–          BANCHE: il sistema finanziario è sotto una forte pressione. Va apprezzata la volontà di fare pulizia nei disastrati bilanci degli Istituti di credito. Per il salvataggio del sistema il Governo ha chiesto aiuto alla UE che ha provveduto con un finanziamento di 100mld già utilizzati per 55mld. Le previsioni sono quasi catastrofiche per il settore con le sofferenze che raggiungono il 12% dei crediti erogati alle quali vanno sommate quelle confinate nella “bad bank” dopo l’operazione di pulizia. La somma delle due supera il 15% del totale.

Nel breve periodo la situazione continuerà a deteriorarsi. Le sofferenze sui mutui sono ancora molto elevate per la chiusura di molte aziende del settore immobiliare e la perdita di redditi dei privati.  E’ evidente che la Spagna utilizzerà un’altra quota di quel prestito se non la sua totalità. Il “credit crunch” è molto evidente, come in Italia, con una sensibile riduzione del credito erogato  anche a tassi molto elevati per i prenditori.

–          RIFORME e TAGLI ALLA SPESA PUBBLICA: Le tanto decantate riforme del governo spagnolo hanno riguardato quella del lavoro con gli esiti per ora ancora negativi mentre i tagli alla spesa pubblica sono stati draconiani e hanno danneggiato la parte di popolazione più debole con chiusura di presidi sanitari ed eliminazione di mezzi di comunicazione dei pendolari. La spesa delle regioni è ancora tuttavia mastodontica con sacche di clientelismo ed inefficienza che pareggiano quelle nostrane.

–          SECESSIONE CATALANA: fenomeno ridotto a scaramucce di quartiere ma ampiamente sottovalutato dai media internazionali. Le dichiarazioni dei leader locali e le richieste alle autorità centrali sono sempre disattese dal primo ministro Rajoy che spera in un auto indebolimento del fronte indipendentista. Ma più la crisi morde e più il fenomeno monta e non finirà con una stretta di mano. Il Governo fa affidamento sul pesante deficit della Catalogna e quindi sulla necessità di dipendere dagli uffici centrali per pagare stipendi e pensioni.

–          CORRUZIONE del GOVERNO: Dopo sei mesi dal suo insediamento il governo di centro destra è stato coinvolto da uno scandalo di corruzione (noto come Barcenas) non diverso da quelli che quasi quotidianamente registriamo nel nostro Paese e talvolta anche nella più integerrima Francia.

Il caso riguarda una serie di “contributi” presi negli scorsi anni da Rajoy, allora capo dell’opposizione, dal settore immobiliare. Non si parla di cifre astronomiche, circa 25k al mese per un anno, ma i versamenti sembrano essere documentati e lo scandalo è scoppiato appena ha vinto le elezioni. Il Governo è stato sotto forte pressione nella seconda metà dello scorso anno ma ora l’attenzione è più concentrata sui risultati economici che non sui gossip politici. Ogni tanto il caso ritorna di moda con le dichiarazione di qualche politico che riversa benzina sulla brace sempre accesa. Ad inizio mese il primo ministro con alcuni membri dell’esecutivo è stato a  New York per un “road show” dalla comunità finanziaria per illustrare i miglioramenti economici del Paese.  In questo periodo è stato intervistato dal network finanziario Bloomberg dove pensava di fare una passeggiata trionfale snocciolando i meriti del suo Governo. Dopo cinque minuti è stato invece incalzato dall’intervistatrice che lo ha bombardato di domande sul caso Barcenas mettendo il primo ministro in tale difficoltà che il suo staff ha chiesto di non divulgare l’intervista.

 

Questi sono i principali punti chiave che confermano la debolezza dell’economia iberica e quanto sia precaria la ventilata ripresa. Il Paese è molto debole ed esposto a nuovi shock esterni. La Spagna è con la Gran Bretagna uno dei Paesi con il più alto debito privato (oltre il 230% del PIL) molto legato al boom immobiliare. La necessità di ridurre questa montagna di finanziamenti ha impattato profondamente sulle vendite al dettaglio e farà da deterrente ancora per diverso tempo. Infine per invogliare investitori e risparmiatori a sottoscrivere il proprio debito pubblico il Tesoro è stato costretto ad accorciare le scadenze del debito emesso aumentando la pressione  sulle future aste in caso di nuova turbolenza finanziaria. Nello specifico la Spagna nel 2014 ha in scadenza oltre 250mld di titoli governativi pari a ben il 25% del debito pubblico.

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