Saturday 20th April 2024,
Pinguinoeconomico

GRECIA – TANTI COMPITI SVOLTI, MA MOLTO ANCORA DA FARE (I PARTE)

Forse ci siamo già dimenticati della Grecia, un Paese che negli ultimi sei anni ha bruciato il 25% del suo Pil. Cerchiamo allora di capire se e come procedano i progressi e quali siano ancora le difficoltà da superare per recuperare parte di questa devastante recessione.

  • La Grecia ha raggiunto un avanzo primario (entrate meno uscite correnti al netto del costo del debito) a fine 2013; il costo del lavoro sta scendendo significativamente, il sistema bancario è stato ricapitalizzato ed il Pil è previsto in crescita nel 2014.
  • La disoccupazione ha superato il 27%. Alcune riforme strutturali sono state implementate, tuttavia solo nei prossimi anni si vedranno le reali conseguenze economiche. I prezzi delle case continuano a scendere (molto più sensibilmente nelle città, rispetto alle località turistiche). Molti greci sono in ritardo nel pagamento delle rate di mutuo e altrettanti ancora soffrono le pesanti conseguenze di anni di severa      austerità.
  • La Borsa greca ed il mercato obbligazionario hanno corso molto negli ultimi 18 mesi, ma una correzione è alquanto possibile. La Borsa di Atene rimane lontanissima dai massimi del 2008 ed è ancora molto sottovalutata. Di conseguenza potrebbe avere un ulteriore margine di risalita.
  • Malgrado continue e diverse frustrazioni nei negoziati con la Troika, Atene ed i Greci sembrano impegnati, o rassegnati, a ricostruire le fondamenta per una crescita economica futura più sostenibile.

Nell’ultimo rapporto della Banca centrale greca, il suo stesso governatore ha ammesso che il Paese ha fatto progressi considerevoli negli ultimi cinque anni, in particolare nell’ultimo, ma che c’è ancora molto da fare. Vediamo nel dettaglio alcuni principali settori.

Economia. In base alle ultime stime, il Pil dovrebbe essere sceso del -3.9% nel 2013, rispetto al -7.0% registrato nel 2012. Anche la discesa del quarto trimestre 2013 è stata del -2,3%, sull’anno precedente, contro il -4,9% del 2012. E’ evidente che il tasso di decrescita del Pil stia rallentando dal 2013 e questo è un ottimo segnale che l’economia stia per toccare il fondo, dal quale possa poi ripartire. Parte del miglioramento è imputabile alla inaspettata ripresa del settore turistico, colpito duramente da un triennio di scioperi e proteste che avevano allontanato i turisti stranieri. In aggiunta, la ripresa è stata aiutata dall’abbassamento dei prezzi e dalla crisi politica di alcuni mercati concorrenti (Egitto e Tailandia).

La deflazione è un nuovo problema ormai presente in Grecia da oltre un anno. Redditi in discesa, eccesso di offerta produttiva con una domanda privata in calo hanno portato la decrescita dei prezzi al -2% annuo. Questo è un nuovo problema per la riduzione del debito, che è ancora al 170% del Pil.

La Grecia dovrebbe tornare alla crescita nel 2014 con un tasso del +0,6%., ma il consenso non è unanime. Secondo l’agenzia di rating S&P, il Paese dovrebbe decrescere anche quest’anno del -0,3%.

Tuttavia anche con il ritorno alla crescita, ci vorrà ancora molto tempo per l’economia greca per ritornare alla normalità, essendo ormai il Paese stato declassato ad economia emergente. La disoccupazione rimane a livelli insopportabili: al 27,5%, con quella giovanile al 57%. A fine 2008 il tasso di disoccupazione era al 7,6% e si prevede che rimarrà elevato ancora per molti anni.

I tagli salariali hanno reso l’economia greca più competitiva. Il costo del lavoro è diminuito del 10% nell’ultimo triennio. Tuttavia, molti lavori sono ancora in settori non competitivi ed improduttivi ed in particolare nella pubblica amministrazione, mentre quelli eliminati nel settore privato non saranno recuperati in tempi brevi.

Nuovi business. In risposta alla crisi, la Grecia ha intrapreso una serie di iniziative per ridurre il buco della sua economia, cercando di focalizzarsi su alcuni suoi tradizionali e naturali punti di forza per attrarre nuovi investimenti.

Il Porto del Pireo, l’11esimo in Europa per dimensioni, è una porta naturale di sbocco dal Mar Mediterraneo e dal Canale di Suez verso l’Europa dell’Est. Hong Kong Cosco, una società portuale di movimentazione container, sta facendo un grosso investimento nel porto ateniese. Alcune società tecnologiche come Hewlett-Packard e Huawei Technologies (telefonia cinese) sono determinate a costruire i loro “hubs” logistici in Grecia e da lì spedire i prodotti, assemblati in Asia, verso l’Europa centro-orientale.

Il Governo ha l’obiettivo di rendere il porto del Pireo uno dei primi cinque in Europa. A tal proposito, ha completato il collegamento ferroviario di 17km dal porto alla rete ferroviaria nazionale. Infine è in corso la gara per la privatizzazione dei due terzi della società portuale, con molte resistenze tuttavia tra gli stessi lavoratori, che temono altri licenziamenti.

Philip Morris International, attraverso la sua affiliata greca ha aperto una nuova fabbrica nei sobborghi di Atene nel 2009. Nel febbraio 2013 ha siglato un accordo triennale con il governo ellenico per incrementare gli acquisti di tabacco orientale greco di alta qualità del +20%. Lo scorso agosto la società ha inoltre dichiarato che il magazzino logistico nel nord del Peloponneso diventerà l’unico hub europeo per la  spedizione di sigarette con tabacco orientale.

Programma di privatizzazioni. Anche questa è una parte importante del piano di salvataggio europeo, ma per ora è sempre stato disattesa per diverse ragioni. Sulla carta, qualora venissero realmente realizzate a ragionevoli prezzi di mercato, avrebbero il vantaggio di ridurre il debito pubblico e migliorare la competitività del Paese. Tuttavia Syriza, il principale partito di opposizione, ha garantito di stravolgere il programma di privatizzazioni, quando salirà al potere.

Al momento il piano è molto in ritardo ed è stato rivisto con obiettivi più sostenibili rispetto a quelli iniziali. Nel primo piano di salvataggio, il Governo si impegnò nel 2011 a dismettere società pubbliche per 45-50 miliardi di euro entro il 2015. A metà strada ne ha completate solo €3,8 miliardi, compresi $2,8 miliardi nel 2013. L’obiettivo è stato ora ridotto a €11 miliardi entro il 2016, dei quali € 3,6 miliardi dovranno essere realizzati quest’anno.

Tuttavia, privatizzare quando l’economia si contrae così violentemente è tutt’altro che facile. Chi compra non ha infatti la bacchetta magica, anche se è un privato, ed inoltre, quando straniero, necessita del tempo per apportare una significativa ristrutturazione. L’acquirente chiede pertanto un forte sconto, anche perché non sempre ha carta bianca per poter ridurre l’eccesso di personale, vista la già pesante situazione del mercato del lavoro domestico.

Nel successivo articolo (seconda parte), analizzerò gli attuali numeri del Paese e la necessità di un probabile terzo piano di salvataggio (bail-out) per ridurre il debito.

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